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Mafia, operazione Dda in Basilicata: arrestato consigliere FI, 39 indagati tra loro anche Bardi e 2 assessori. Tra le accuse: «Nel 2020 saltavano file per sottoporsi a tampone Covid»

 
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Mafia, operazione Dda in Basilicata: coinvolti politici e amministratori. Illeciti in settore sanitario

A Potenza e in diversi comuni della provincia. Illeciti in settore sanitario, perquisizioni all’ospedale San Carlo. Oltre 100 indagati

Venerdì 07 Ottobre 2022, 07:47

19:50

POTENZA - Il capogruppo di Forza Italia in Regione Basilicata, Francesco Piro, è stato arrestato nell'ambito di un'operazione della Dda di Potenza, condotta da Polizia e Carabinieri, che riguarda il settore della sanità lucana. Coinvolti uomini politici e amministratori della Regione Basilicata. Un altro provvedimento cautelare, non l'arresto, ma - secondo quanto è stato possibile apprendere - un divieto di dimora - è stato notificato all'assessore regionale all'agricoltura, Francesco Cupparo (Forza Italia). Perquisizioni sono in corso alla Regione Basilicata e all'ospedale San Carlo di Potenza, il cui direttore generale Giuseppe Spera risulta essere coinvolto nell'inchiesta.

Anche l’ex assessore alla Sanità della Regione Basilicata, Rocco Leone, attuale consigliere regionale di Fratelli d’Italia, è coinvolto nell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza. Nei confronti di Leone il gip di Potenza Salvatore Pignata ha disposto l’obbligo di dimora.

Dda: «Capogruppo FI Basilicata aveva relazioni con i clan»

Il capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale della Basilicata, Francesco Piro, arrestato stamani, aveva «relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata». Secondo la Dda di Potenza, «non di rado per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, e a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi».

Oltre 100 gli indagati

Sono oltre cento gli indagati nell’ambito dell’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sulla sanità lucana che stamani ha portato a diverse misure cautelari. Secondo quanto si è finora appreso, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata stamani al capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Basilicata, Francesco Piro, arrestato a Lagonegro (Potenza). Proprio la costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro, nell’area sud della regione, sarebbe al centro dell’inchiesta che vede coinvolti diversi uomini politici e amministratori lucani. Tra questi l’attuale assessore regionale all’agricoltura, Francesco Cupparo (Forza Italia), nei cui confronti è stato disposto un divieto dimora a Potenza e l’ex assessore lucano alla sanità, Rocco Leone (attualmente consigliere regionale di Fratelli d’Italia) a cui è stato notificato l’obbligo di dimora a Policoro (Matera). Tra le persone coinvolte anche il direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera.

Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, non ha subito la perquisizione dell’abitazione nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità della Dda di Potenza, ma ha solo consegnato agli investigatori il telefono cellulare. Lo si è appreso da fonti della giunta. La perquisizione riguarda l’ufficio di Bardi, dove gli investigatori si trovano in questo momento: sono stati acquisiti i device in uso a Bardi, che non sarebbe interessato da alcuna misura cautelare.

«Si va avanti in un momento di crisi senza precedenti": lo ha detto il presidente della giunta regionale della Basilicata, Vito Bardi, indagato nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità in Basilicata. «Sono come sempre disponibile a collaborare con gli inquirenti per chiarire ogni aspetto», ha aggiunto Bardi. Fonti vicine al governatore lucano hanno inoltre sottolineato che le delibere oggetto dell’inchiesta «sono atti pubblici, approvate senza secondi fini». Per quanto riguarda i tamponi, Bardi ha sottolineato di «non aver ricevuto alcun favore».

Nell’inchiesta sulla sanità lucana, oltre al presidente della giunta regionale, Vito Bardi, sono indagati anche gli assessori Francesco Fanelli (ex all’agricoltura, ora alla sanità) e Donatella Merra (infrastrutture), entrambi della Lega. L’operazione ha portato in carcere il capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale lucano, Francesco Piro (candidato alle Politiche del 25 settembre scorso), mentre è agli arresti domiciliari il sindaco di Lagonegro (Potenza), Maria Di Lascio.

Gianni Rosa, eletto al Senato con Fratelli d’Italia alle Politiche dello scorso 25 settembre, è tra gli indagati dell’inchiesta sulla sanità lucana coordinata dalla Dda di Potenza. Rosa è stato assessore all’ambiente della Regione Basilicata dalla primavera del 2019 allo scorso mese di febbraio.

Tra le accuse al presidente Bardi e ad alcuni assessori, anche quella di essersi fatto sottoporre a tampone covid, nel 2020, saltando le file: «In seguito alli'mpossessamento indebito - secondo l’accusa -somministravano tamponi persone amiche asintomatiche che ne facevano espressa richiesta e che peraltro ricoprivano funzioni istituzionali di appartenenti a consessi amministrativi della Regione Basilicata e che più di qualsiasi altro cittadino dovevano essere consapevoli della destinazione non privatistica ma pubblica dei beni in questione producendo un danno al patrimonio della pubblica amministrazione quantificato 77 euro ciascuno per un importo totale pari a 1936 euro».

Ai domiciliari il sindaco di Lagonegro: sospeso

Nell’inchiesta sulla sanità lucana, oltre al presidente della giunta regionale, Vito Bardi, sono indagati anche gli assessori Francesco Fanelli (ex all’agricoltura, ora alla sanità) e Donatella Merra (infrastrutture), entrambi della Lega. L’operazione ha portato in carcere il capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale lucano, Francesco Piro (candidato alle Politiche del 25 settembre scorso), mentre è agli arresti domiciliari il sindaco di Lagonegro (Potenza), Maria Di Lascio.

Le altre misure cautelari riguardano l’assessore lucano all’agricoltura, Francesco Cupparo (Forza Italia), a cui è stato notificato l’obbligo di dimora. Provvedimento analogo per l’ex assessore alla sanità, Rocco Leone (attuale consigliere regionale di Fratelli d’Italia). Il divieto di dimora nel capoluogo lucano e la misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche è stato notificato a Giuseppe Spera, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Potenza. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di induzione indebita, corruzione, tentata concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione.

Il prefetto di Potenza, Michele Campanaro, ha firmato il provvedimento «di accertamento della sospensione di diritto del sindaco del Comune di Lagonegro, Maria Di Lascio», da stamani agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità lucana. Il provvedimento - è spiegato in un comunicato diffuso dalla Prefettura potentina - è stato adottato «ai sensi della legge Severino»

Punito chi non sosteneva il candidato di Forza Italia

Il sindaco di Lagonegro (Potenza), Maria Di Lascio - agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità lucana - aveva chiesto ai gestori delle telefonia mobile nella sua zona di disattivare i ponti radio «per impedire» che i «non sostenitori» di Francesco Piro - candidato di Forza Italia al Senato il 25 settembre scorso, in carcere da stamani - potessero usare i telefoni cellulari. La stessa Di Lascio - secondo la Direzione distrettuale antimafia di Potenza - aveva deciso di «punire» un altro non sostenitore di Piro, impedendogli di accedere «alle condotte idriche» a servizio di alcuni terreni.

Filone indagini su pacchetti di voti

Tra i filoni dell’indagine della Dda lucana sulla sanità vi è anche quello sulla promesse di "pacchetti di voti» ottenuti da alcuni indagati per le elezioni comunali di Lagonegro nel 2020, poi vinte dall’attuale sindaco Maria Di Lascio, da stamani agli arresti domiciliari.
In particolare, secondo l’accusa, gli indagati - tra i quali il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Francesco Piro, da stamani in carcere - hanno ottenuto la promessa dei voti in cambio di «vari favoritismi» in riferimento «al loro pubblico ufficio», come trasferimenti, promozioni, assunzioni e affidamenti di servizi pubblici.

I commenti 

La vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto del capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Francesco Piro, e all’iscrizione nel registro degli indagati, tra gli altri, del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, oltre a diversi amministratori regionali, è stata commentata in Basilicata da uomini politici e rappresentanti sindacali.
«Un profondo gesto di responsabilità a Bardi» è stato chiesto dai tre consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Gianni Perrino, Carmela Carlucci e Gianni Leggieri: «È difficile comprendere come l’esecutivo possa proseguire con la necessaria serenità il suo cammino, quando la quasi totalità dei suoi componenti è coinvolta in questa indagine», hanno aggiunto. «Il presidente Bardi, proprio per il ruolo che riveste e per quelli che ha rivestito in passato, da servitore dello Stato - hanno concluso - dovrebbe mettere fine a questa legislatura e ridare al più presto la parola ai cittadini lucani».

«La vicenda giudiziaria preoccupa sia per il contesto nella quale è maturata che per il merito», ha detto il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Roberto Cifarelli. «Non è questo il momento né della strumentalizzazione e né delle speculazioni politiche, seppure risulta difficile per Bardi mettere la testa sotto la sabbia sia per la portata politica dell’accaduto e sia perché l’agibilità stessa di questa legislatura risulta fortemente compromessa», ha aggiunto.
Il segretario regionale del Pd, Raffaele La Regina, evidenziando come il quadro dalle indagini sia «inquietante e drammatico», ha twittato che «si tratta di accuse preoccupanti che coinvolgono la sfera istituzionale del centrodestra lucano che governa la Regione e siede in Parlamento. Accuse che, se confermate apriranno una voragine politica dalla quale si uscirà solo facendo fronte comune fra le migliori energie civili e politiche di questo territorio».

«L'operazione disvela un sistema clientelare e affaristico figlio di quella occupazione delle istituzioni pubbliche che è diventata ormai una prassi in questa Regione», ha sottolineato il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. "Siamo stati gli unici a denunciare, anche con un esposto alla Corte dei Conti, l’adozione del regolamento sull'ordinamento amministrativo della Giunta regionale. Un regolamento - ha proseguito - che sancisce di fatto una organizzazione tutta incentrata sul pieno controllo da parte del presidente Bardi degli uffici e delle direzioni dipartimentali fino a svuotare anche l’ufficio legale. E questo è l’epilogo di una maggioranza che ha pensato che governare significa occupare».
«Ancora una volta la sanità lucana finisce nel mirino della magistratura - ha commentato il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo - segno che ci sono problemi strutturali che la politica non ha saputo o voluto risolvere. E' di tutta evidenza che la sanità lucana, anche in ragione dei cospicui investimenti previsti dal Pnrr, necessita di una profonda opera riformatrice e che assicuri piena trasparenza. Se non è in grado di farlo la politica regionale - ha concluso - si prenda in considerazione anche l’ipotesi del commissariamento».

E il segretario regionale della Uil, Vincenzo Tortorelli, chiede «prima di tutto di garantire il diritto alla salute dei cittadini, soprattutto nel Lagonegrese». «Raccogliamo il diffuso sentimento di sconcerto per il quadro che la magistratura delinea - ha aggiunto - al sindacato spetta rilanciare l’esigenza di affermare i principi di legalità e rispetto della legge specie nella gestione di un settore come la sanità che va sottratto ad ogni interesse di parte».

Per i consiglieri regionali di Italia Viva, Mario Polese e Luca Braia, «quello che sta accadendo in queste ore nei palazzi della politica lucana sta avendo una eco mediatica molto forte. Da parte nostra nessuna volontà di strumentalizzare per fini politici. Siamo convintamente garantisti e non barattiamo il nostro modo di essere, e di interpretare la politica, a seconda delle stagioni o delle casacche politiche. Per questo, ribadendo massima fiducia nel lavoro della magistratura auguriamo agli esponenti politici, coinvolti di poter dimostrare la piena estraneità dai fatti per i quali sono indagati. Allo stesso tempo - hanno aggiunto - esiste una questione politica che non può essere taciuta. Le indagini coinvolgono, a vari livelli, la gran parte del Governo regionale, compreso il presidente Vito Bardi. Al netto delle vicende giudiziarie che seguiranno il loro corso, c'è da garantire il perfetto funzionamento del massimo ente regionale. Per questo confidiamo che il presidente Bardi faccia chiarezza al più presto per il bene della Basilicata e dei lucani. Sarebbe grave per tutti - hanno concluso Polese e Braia - 'sospenderè l’attività politica che invece deve continuare a garantire il massimo dell’efficienza al fine di dare le risposte che la comunità lucana attende».

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