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Scorie nucleari in Basilicata, sindaci sotto accusa

 
Emilio Salierno

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Emilio Salierno

Scorie nucleari in Basilicata, sindaci sotto accusa

Cgil, Cisl e Uil: «Un fronte unitario per inviare a Roma il secco no del territorio»

Mercoledì 30 Marzo 2022, 12:57

L’incubo nucleare si riaffaccia sulla comunità lucana. La Sogin, com’è noto, ha trasmesso la Carta delle Aree idonee alla costruzione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi di media e bassa intensità al Ministero della Transizione Ecologica (Mite). A breve sarà reso noto anche il parere tecnico da parte dell’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione. Successivamente il Mite di e il Ministero delle Infrastrutture, pubblicheranno la manifestazione di interesse rivolta ai siti idonei ad ospitare il deposito.

Nonostante il «no» ribadito da amministrazioni e associazionismo, Cgil, Cisl e Uil del Materano sono in subbuglio. Le dichiarazioni istituzionali raccolte in questi ultimi giorni? Aria fritta! Per opporsi seriamente al deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi che potrebbe essere sistemato sulla Murgia o nel Metapontino, ci vuole ben altro. Cosa?

Per Cgil, Cisl e Uil del Materano l’azione di contrasto alla mappa proposta dalla Società di gestione degli impianti nucleari al ministero della Transizione ecologica deve essere innanzitutto unitaria. Le posizioni frastagliate non aiutano il territorio. I tre segretari dei sindacati tirano in ballo la politica locale, in primo luogo i sindaci, a cominciare dal primo cittadino di Matera fino agli amministratori di Montescaglioso, Montalbano Jonico, Oppido Lucano e, per quanto riguarda la Puglia, di Altamura, Gravina e Laterza. «Chi prima si sveglia, tra politici e associazioni, strilla contro l’ipotesi del sito nucleare sotto casa. Ma è così che bisogna mobilitarsi per rimarcare il dissenso e arginare un progetto che sarebbe devastante per le aree di due regioni?»

«Intanto, sarebbe opportuno che le comunità coinvolte prendessero piena coscienza che le motivazioni portate alle audizioni dell’ultimo anno non sono riuscite a convincere Sogin a escludere le aree della Murgia e del Metapontino dalla lista dei luoghi idonei - dice Eustachio Nicoletti, segretario provinciale della Cgil - . L’esperienza storica avuta con Sogin dovrebbe suggerire che i comunicati stampa e le dichiarazioni al vento servono esclusivamente per fare opinione. Al contrario, serve un’azione risoluta e condivisa, prima che venga presa la decisione definitiva da parte del Governo». Se non è una «chiamata alle armi», poco ci manca.

Possibile che un problema così rilevante e invasivo, rileva Nicoletti, «in grado di annullare e depauperare le vocazioni economiche affermatesi nell’ultimo ventennio nell’area appulo-lucana e nel Metapontino, non susciti la necessità di creare delle alleanze tra le comunità per costruire azioni concrete in grado di lottare con maggiore forza contro le decisioni che dovrà prendere l’esecutivo nazionale?».

Rincara la dose il segretario della Cisl, Giuseppe Bollettino : «Perché i sindaci dei comuni interessati non riescono a trovare concordanze allargate al contributo di parlamentari, amministratori, partiti, associazioni sindacali, datoriali e di categoria, come anche dei sodalizi culturali e del volontariato, per poter mandare un messaggio univoco e forte alle istituzioni nazionali? Un intervento congiunto provocherebbe un effetto a catena e determinazioni concrete che arriverebbero a Roma».

Ma in concreto, cosa servirebbe? «Consigli comunali e provinciali aperti e congiunti – dice Bruno Di Cuia, segretario della Uil – e interpellanze parlamentari da parte dei rappresentanti territoriali. C’è bisogno di una mobilitazione delle parti sociali sotto le Prefetture. Per quanto riguarda la Regione Basilicata, dovrebbe convocare il Tavolo della trasparenza istituito dopo i fatti di Scanzano Jonico nel 2003 per chiedere a Sogin tutte le azioni che intende adottare, a partire dallo smantellamento dei rifiuti radioattivi e dalla messa in sicurezza del sito di Rotondella. Il territorio lucano e quello murgiano devono manifestare con forza di non voler continuare a subire gli effetti relativi agli impatti ambientali del nucleare, così come delle estrazioni petrolifere, della chimica degli anni ’50, dell’amianto, opere che hanno comportato oneri molto pesanti anche in termini di morti. Una persistente azione di depauperamento della Basilicata in nome del bene comune».

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