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Potenza, viaggio nella storia: dal primo strillone alle edicole moderne

 
Luigia Ierace

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Luigia Ierace

Potenza, edicola storica

Hanno resistito anche al Covid, e continuano malgrado la crisi della carta stampata

Martedì 22 Marzo 2022, 12:08

POTENZA - Hanno resistito al Covid-19. Le edicole sono rimaste sempre aperte, anche durante i diversi lockdown, perché i giornali sono stati considerati beni di prima necessità. E le edicole continuano a resistere alla crisi della carta stampata. «Certo si vendono meno giornali, ma il fatto che la Gazzetta si stia riprendendo i suoi lettori di un tempo e ne sta conquistando di nuovi è la conferma che 134 di storia sono un patrimonio che non può morire e la sua rinascita è la conferma». E custodi della storia sono le edicole, chioschi e chioschetti, che si tramandano anche da generazioni.

Le figurine «Da bambino, adolescente, ma anche dopo, le edicole hanno sempre rappresentato un posto speciale. Mi piaceva l’atmosfera che c’era lì, trovavo le cose che amavo, le figurine dei calciatori, i fumetti, le riviste». È Giancarlo Filiani a riportare alla luce sul web un pezzo di storia della città. «Nella foto tratta dal giornale “Cronache di Potenza” un articolo su 4 edicolanti potentini anni ‘70/80 (e anche dopo) sicuramente molto conosciuti dai potentini». Saverio Zotta (edicola viale Dante o viale Trieste, come si diceva prima), Pasquale Fuggetta (edicola Rione Santa Maria), Aldo Paese (edicola in via Pretoria) e Vittorio Paggi (edicola in Piazza Matteotti). Ma ce ne sono stati molti altri ancora di edicolanti, personaggi indimenticabili e punti di riferimento delle affascinanti edicole di una volta».

I ricordi Basta una foto per un viaggio nella memoria. «Me li ricordo» dice Maria Marino. «Tutti carissimi... Aldo, poi, era il mito! Topolino, Braccio di ferro, Tom e Gerry, Trottolino, Gatto Silvestro, Nonna Belarda... che nostalgia!», aggiunge Ornella Sassano. «Saverio Zotta... per noi Mast’ Saverio, ciabattino (o, per noi,”scarpar”)... figura mitica di Viale Dante dove nacqui e crebbi - ricorda Pietro Di Lucchio -. Migliaia di bustine di figurine Panini nella sua edicola, prima in un sottoscala del numero 86, poi nella nuova edicola di fianco l’autoscuola Aurora. Un saluto per noi ad ogni passaggio... Per noi ragazzi un “vecchio” zio». Per chi abitava in centro storico, invece, aggiunge Sergio Scavone nel larghetto antistante la Trinità, «Aldo e Vittorio erano gli Edicolanti per eccellenza». Come dimenticarli! «Da Aldo la domenica mattina - ricorda Katia Mancusi - era d’obbligo “Tv sorrisi e canzoni” per avere il palinsesto dei programmi... che nostalgia vederlo!!»

Lo strillone E Vittorio Paggi, ricorda Paolo Rosa, «prima di avere l’autorizzazione a installare l’edicola a Piazza Sedile, era un venditore ambulante di giornali, il classico “strillone” che, con la bisaccia a tracolla dove custodiva i giornali, per moltissimi anni li distribuiva ai passanti in via Pretoria». «In piazza Sedile - ricorda Gino Rondanini - giornale prima di andare a scuola, e caramella di resto. 90 e 10 lire la caramella». «Il mio edicolante - ricorda Claudio Brancati - era Pascalin’, a ridosso della Scuola elementare di Santa Maria!». «Pasqualino, un simbolo di Santa Maria», aggiunge Marco Cillis.

I fumetti «Capitan Miki e Blek Macigno... 20 lire. Tex e le figurine dei calciatori. Pascalin’ Fuggetta il nostro anfitrione!». Ricordo i suoi baffi enormi neri, la coppola calcata su un volto apparentemente austero, ma quanta affabilità e pazienza nel destreggiarsi tra le richieste dei bambini! Una tappa obbligata e non solo per loro, ma anche un riferimento per le scuole vicine: dall’asilo, alle elementari, alle medie e superiori. Pasqualino era in riferimento per ogni esigenza. Per le famiglie e, in definitiva, per tutti. Perché l’edicola, sottolinea Teresa Di Trana «era anche un luogo di comunicazione e aggregazione sociale». Erano «profondi conoscitori della società» che scorreva nei loro chioschi affascinanti. E se rimane solo nella memoria quel «signore su una carrozzina spinta dalla sorella, un certo Vitantonio, che vendeva i giornali tra Piazza Matteotti e la Banca d’Italia», l’edicola dei giorni nostri conserva la magia di un tempo, forse perché in molti casi tramanda da più generazioni.

«Vivo con i giornali» Da 35 anni Rocco Lorusso è il titolare dell’edicola di via Lazio a rione Santa Maria proprio dove prima c’era Pasqualino Fuggetta e poi il figlio. Aveva 20 anni quando il padre Carmine comprò l’edicola per lui. Era il 18 febbraio 1987. «Ho trascorso una vita in mezzo ai giornali. Questo è il mio mondo. Il quotidiano la mattina è un rito che non può mancare». Come ha una sua ritualità la giornata dell’edicolante. «Comincia sempre alla stessa ora, d’estate o d’inverno: alle 6 del mattino quando arrivano i giornali freschi di stampa. Abbiamo resistito al Covid, i bambini stanno tornando ed è tornata anche la Gazzetta. Il mio ricordo più bello è quando si vendevano tanti giornali».

Scelta di cuore Undici anni fa la decisione di lasciare il lavoro e subentrare nell’edicola di famiglia, al padre che andava in pensione. Rocco Romano, 47 anni, è la terza generazione di edicolanti dopo il nonno Vittorio Paggi, che iniziò dopo la guerra tra come strillone e poi apri l’edicola in piazza Sedile. A metà anni Cinquanta l’attività passò nella mani della figlia Rosa Paggi che con il marito Franco Romano, la tenne fino a circa 11 anni fa. «Mio nonno e i miei genitori sono arrivati alla pensione con l’edicola. E allora si è posta la scelta della famiglia, di cuore non di testa. Non ho un ricordo di mio nonno in edicola, tutti lo conoscevano anche per un episodio di cronaca accaduto davanti all’edicola e che andò sui giornali: sventò un attentato contro un magistrato, una persona con un coltello voleva ucciderlo e lui si mise in mezzo salvandogli la vita».

Il giornale prima di tutto Il vero fulcro di Potenza prima del terremoto era piazza Sedile, dove arrivavano gli autobus. Tanti venivano anche dai paesi vicini e per prima cosa si fermavano in edicola. Tutti compravano il giornale. Poi piano piano cominciò il decentramento verso la periferia che continua tuttora. Ma Rocco Romano non si è mai pentito della sua scelta. «Sono legato a questo posto con tutto quello che ha rappresentato, anche se è lavoro molto pesante per gli orari e si è sempre soli. La gente ha sempre meno voglia di leggere e di approfondire. L’età media dei clienti che comprano il quotidiano è alta. Rattrista che non ci siano i ventenni e neppure i miei coetanei. L’edicola si è trasformata, ma non sparirà, bisogna sacrificarsi e cercare una via diversa di introiti». Ma il legame con il suo lavoro è profondo. «Amore e odio». «L’edicola - spiega Romano - ha dato tanto a mia madre e mio padre, ma mi ha anche tolto tanto. Mio padre usciva alle 5 di mattina e tornava alle 22. Ricordo che andavo alla scuola media Torraca e passavo dall’edicola per poter parlare un po’ con lui, ma era sempre affollata. L’edicola è come un grande amore che ti fa anche arrabbiare ma non riesci a stargli lontano».

Piazza Sedile Intorno all’edicola si raccoglieva un vero centro commerciale, da Fusco alla fioraia Rosetta De Canio, alla Banca d’Italia. «Ci si dava appuntamento all’edicola. Sono nate amicizie e amori. Era un punto di incontro. Gli anziani che si fermano da me a comprare il giornale ricordano ancora mio nonno, grande tifoso di Fausto Coppi e del Napoli. Faceva sempre politica, chiacchierava tanto. Era molto empatico e solare, al contrario di mio padre, più chiuso ma un grandissimo lavoratore. A volte un po’ burbero ma benvoluto da tutti. In tanti dicono che somiglio tanto a mio nonno nell’aspetto fisico. Quanto al carattere, non so devo ancora fare la mia storia. Purtroppo non avendo figli, l’attività finirà con me».

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