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Basilicata, i segreti dell’Aglianico del Vulture

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

università Matera Basilicata

Per l’Università della Basilicata «funziona come antinfiammatorio»

Sabato 05 Giugno 2021, 12:18

Gli antichi romani impararono dai greci, dagli etruschi e dai cartaginesi le tecniche e i segreti per la preparazione di un buon vino, ma furono gli egizi a capire per primi che il frutto di Bacco, se bevuto senza esagerare, poteva essere utile per mantenersi in salute. Gli effetti positivi per la salute sono stati confermati, in epoca moderna, da numerosi studi scientifici che hanno focalizzato l'attenzione, in particolare, sul «resveratrolo», un importante antiossidante con effetti benefici sull'apparato cardiovascolare.

Dalla Basilicata arriva l'ultima scoperta: l'Aglianico del Vulture è un potente antinfiammatorio e potrebbe essere un'arma in più nella battaglia contro il Covid. A questa conclusione è arrivato un lavoro di ricerca coordinato dall’Università degli Studi della Basilicata in collaborazione con quattro atenei stranieri - Medical University of Vienna (Austria), University of Bristol (Inghilterra), University of Kentucky (Usa), Universidade Federal do Rio Grande do Sul (Brasile) - e con l’Università di Salerno.

Il team di ricercatori, coordinato dalla prof.ssa Vittoria Infantino, docente del Dipartimento di Scienze (insegna Biologia presso i corsi di laurea di Farmacia e Biotecnologie) dell'Unibas, è costituito da Anna Santarsiero, Simona Todisco, Paolo Convertini, Vincenzo Brancaleone, Antonio Vassallo e Giuseppe Martelli oltre a docenti universitari tra i quali spicca il nome di Johannes Stöckl di Vienna, considerato un'eccellenza in questo campo. «Da un po’ di anni – sottolinea Infantino - la mia attività di ricerca è incentrata sulla regolazione dell’espressione genica e del metabolismo nei processi infiammatori, focalizzando l’attenzione sui macrofagi, cellule della linea di difesa primaria dell'organismo.

L’idea era nata da tempo, ma l’approvazione di un finanziamento regionale su fondi europei ci ha dato la possibilità di procedere più speditamente».

Le accurate analisi dei campioni di Aglianico del Vulture (forniti dall'azienda vitivinicola «Cantine del Notaio» di Rionero) «hanno consentito di scoprire che il liofilizzato di vino (privato della parte liquida) – spiega Infantino - riduce significativamente la secrezione di interleuchina 6 (IL-6), interleuchina 1β (IL-1β), fattore di necrosi tumorale α (Tnf-α), Pge2 e la produzione di radicali liberi.

In particolare abbiamo ottenuto una notevole riduzione della IL-6». Ecco la chiave anti-Covid: in pratica agisce come il Tocilizumab, un farmaco immunosoppressore (un anticorpo) in grado di bloccare l’azione della stessa IL-6 utilizzato soprattutto per il trattamento dell’artrite reumatoide, sdoganato anche per i pazienti affetti dal «maledetto» virus pandemico. «L’estratto, già a basse concentrazioni – aggiunge Infantino - è in grado di bloccare un fattore chiave dell’infiammazione e cioè la proteina NF-κB (molto attiva nel Covid) e di riequilibrare la via metabolica del citrato che risulta alterato durante l’infiammazione».

I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati sulla rivista specializzata internazionale «Oxidative Medicine and Cellular Longevity» e l'azienda «Bioinnova» di Potenza, dopo un accordo con «Cantine del Notaio», ha avviato l'iter per il deposito di un marchio relativo al liofilizzato.

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