CASTELGRANDE - Da queste parti il diritto alla salute è un optional. Anche in piena pandemia Covid.
A Castelgrande, piccolo centro del Potentino, i residenti vivono perennemente sul filo del rasoio. Al pari, per la verità, di altri paesi lucani dove un presidio medico alberga solo nei sogni.
Qui il medico che garantiva la sua presenza per poche ore al giorno è risultato positivo. E da quando lui combatte contro il virus Castelgrande è «scoperta» dal punto di vista sanitario, proprio in un momento così delicato dovuto all’emergenza Covid. Il parroco don Pino Vivilecchia da anni segnala questo problema, scrivendo anche una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Torna a farlo alla luce dei contagi che riguardano il paese e, in particolare, la casa di riposo «Cristo Re» gestita direttamente dalla parrocchia. Dopo il riscontro di tre positività, per fortuna a un nuovo controllo tutti i trenta ospiti sono risultati negativi, ad eccezione di una cuoca.
Ma ciò non può far abbassare la guardia, a maggior ragione se manca un medico. «Abbiamo messo su - spiega il parroco - un centro di accoglienza per i nostri anziani che pagano una retta minima (700 euro gli autosufficienti, 1000 quelli allettati). Ci sono tredici persone che lavorano all’interno della casa di riposo e possiamo contare sul supporto di una piccola comunità di suore congolesi. Autotassandoci - aggiunge don Pino - siamo riusciti a garantire i tamponi a tutti e una squadra di medici e infermieri è arrivata da Calitri. Ma viviamo sempre in apnea perché da noi non c’è un medico e alcuni nostri anziani avrebbero bisogno di essere sottoposte a particolari terapie».
Il Capo dello Stato, rispondendo alla sua lettera, è stato didascalico e formale: «Inoltreremo la sua richiesta alle autorità competenti». Ma da allora è calato il silenzio sulla questione. «Il problema - dice don Pino - è serio. Non avendo un presidio sanitario, le ambulanze arrivano sempre in ritardo. Si sono verificati casi di persone colte da malore, con ambulanze giunte sul posto in ritardo e nient’affatto medicalizzate. Accade sempre così e l’ho segnalato anche a Mattarella.
Tutto questo accade perché pur avendo un ospedale a Pescopagano e uno a Muro Lucano, a poca distanza dal nostro paese, entrambi senza pronto soccorso, siamo costretti ad arrivare a Potenza o a Melfi per essere curati. Con il rischio di morire per strada. Siamo il risultato di continui tagli alla sanità - tuona il parroco - e così si fanno soffrire soprattutto le persone anziane. Che poi sono il nocciolo duro della nostra comunità. Hanno fatto tanti sacrifici per contribuire alla crescita di tutti e ora li vogliamo abbandonare?».