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Potenza, un danno da mezzo milione all'Istituto Zooprofilattico

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

Potenza, un danno da mezzo milione all'Istituto Zooprofilattico

Continue proroghe ai fornitori di software, in Appello la condanna trova conferma, ma la somma si dimezza

Sabato 17 Ottobre 2020, 10:36

Condanna dimezzata, ma pur sempre condanna. La sezione di appello della Corte dei Conti ha riconosciuto che i due ex presidenti dell’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata (il potentino Felice Scarano e Giuseppe Valerio) e tre dirigenti (Rosanna Terlizzi, Doriano Chiocco e Angelo Miano) sono responsabili di danno erariale, ma ha ridotto l’importo da pagare da un milione a 500mila euro.

Il che vale a dire che aver concesso continue proroghe ad una società di servizi informatici di Foggia per la gestione dell’«Anagrafe e movimentazioni animali da allevamento» e dell’«Osservatorio epidemiologico veterinario regionale», nonostante le rispettive convenzioni quinquennali, fossero scadute del settembre 1998 e del febbraio 2000, ha prodotto un danno alle casse pubbliche.
Un milione di euro, aveva detto la Corte dei Conti territoriale, la metà, ha sentenziato la sezione di appello riconoscendo la sussistenza dei rilievi fatti dalla procura contabile ma valutando diversamente l’utile avuto dall’Istituto per aver beneficiato del servizio e riducendo, in modo conseguenziale, la condanna che già il primo collegio aveva determinato in via equitativa tenendo conto dell’importanza di aver proseguito il servizio, a prescindere dalla legittimità dell’affidamento per oltre 15 anni dalla scadenza delle convenzioni.

Il caso, infatti, emerse nel 2015 con una segnalazione dei nuovi vertici dell’Istituto appena insediatisi.
Dagli approfondimenti eseguiti dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Foggia, dove è situata la sede centrale dell’Istituto, è emerso che nel dicembre 1997 l’Ente aveva stipulato una convenzione con una società di informatica per l’affidamento diretto del servizio di “Anagrafe e movimentazione animali da allevamento”, quantificando il costo complessivo in 714 milioni di lire per la cessione del software applicativo, e in 536 milioni di lire annui per la relativa manutenzione e gestione della banca dati. Quanto alla costituzione e gestione dell’“Osservatorio epidemiologico veterinario regionale”, aveva stipulato una convenzione con la medesima società affidandole il servizio per circa 836 milioni di lire per la cessione del software, e circa 447 milioni di lire annui per la relativa manutenzione e gestione della banca dati. Contratti che, per quel che riguarda la manutenzione e la gestione, nel periodo 2006–2014 sarebbero stati poi rinnovati annualmente con determinazioni dirigenziali al costo complessivo di circa 494 mila euro all’anno.
Una somma ben più importante di quella che si sarebbe speso dal 2015 in poi: i nuovi vertici, infatti, ritenendo il software costoso e obsoleto, ne acquistarono uno più performante per 335mila euro e decisero di internalizzarne la manutenzione e la gestione assumendo due tecnici informatici con una spesa annua di 78mila euro.

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