Potenza - Le royalty del petrolio di Viggiano, il cuore del giacimento lucano della Val d’Agri, utilizzate per dare contributi per «sostenere le microimprese artigianali, commerciali e di servizi» colpite dal Covid. Un’iniziativa lodevole, per chi se la può permettere, ma il problema è che tra quanti hanno ricevuto l’assegnazione di quei 3mila euro ci sono il sindaco, Amedeo Cicala (fratello del presidente del Consiglio Regionale Carmine), un suo assessore e il capogruppo di maggioranza.
La denuncia viene dall’opposizione consiliare con tanto di delibera e determina di assegnazione. E anche se in queste non ci sono i nomi, ma solo i codici fiscali, facendo l’operazione di decodifica si torna alle persone indicate, con relativi luoghi e date di nascita corrispondenti, per sindaco e assessore, a quelli indicati nella pagina personale del Comune. E, contattato al telefono è lo stesso sindaco ad ammetterlo: «Non c’è nulla di strano - dice - è un bando senza graduatoria e abbiamo dato l’incentivo a tutti quelli che rientravano nei parametri. Come sindaco prendo 1.400 euro al mese senza contributi perché quelli me li pago io con la mia piccola attività, per cui non vedo perché non dovevo partecipare. Certo - ci tiene però a precisare - non ho chiesto i 600 o i mille euro all’Inps».
Certo, i redditi di amministratori di un comune di 3.366 abitanti non consentono certo di vivere di politica. Ma è in particolare la circostanza che i voti del sindaco e dell’assessore beneficiari del contributo abbiano consentito di approvare la delibera (in giunta il 12 di maggio erano presenti in tre su 5) ad attirare gli strali dell’opposizione e anche i dubbi. «Anche perché - dice il consigliere Luca Caiazza - il bando di Viggiano a differenza del bando nazionale ha previsto aiuti alle partite Iva con redditi fino a 70mila euro anziché 35mila. Praticamente si sono costruiti addosso un bando sartoriale».
Un bando che al Comune è costato mezzo milione di euro anche se al momento appare improbabile che siano stati materialmente erogati; la determina dirigenziale di liquidazione datata 4 agosto e in quella data inviata per il visto contabile.
C’è ancora la possibilità che non siano ritirati. E che si spieghi che è tutto il solito equivoco italiano.