Ricerca «made in Basilicata» sul Covid-19. L’obiettivo è segnalare alla comunità scientifica i risultati di uno studio per aprire un confronto e per verificare se ci troviamo di fronte ad un dato isolato o se è invece opportuna una ricerca approfondita degli anticorpi anti eparina in tutti i pazienti Covid-19. È stata pubblicata su una rivista internazionale specializzata, «Blood tranfusion», una lettera con i risultati di uno studio sugli anticorpi anti-eparina Pf4 in pazienti affetti da Coronavirus e trattati con Eparina. Gli autori sono il primario di Ematologia dell’ospedale San Carlo, Michele Pizzuti - apprezzato per la sua competenza ma anche per le sue doti umane - e i medici Giuseppe Guarini e Daniela Dragonetti. Nella nota i tre autori spiegano che «i pazienti con infezione da Covid 19 hanno una reazione amplificata dei meccanismi dell’infiammazione e della coagulazione, con severo deficit respiratorio, tossicità multi organo e trombosi diffusa. L’eparina è uno dei farmaci più usati in questi pazienti, anche se non c’è pieno accordo sul tipo di eparina e sui dosaggi più indicati.
Molti pazienti con infezione da Covid - aggiungono - hanno riduzione del numero delle piastrine, che è più accentuata nelle forme più gravi». I tre medici del San Carlo hanno voluto verificare se la riduzione delle piastrine potesse essere collegata non solo al quadro clinico generale, ma anche alla formazione di anticorpi anti eparina, nell’ ambito di una Hit (piastrinopenia indotta da eparina): «Abbiamo studiato sei pazienti ricoverati in Rianimazione trattati con infusione endovenosa di eparina non frazionata e 10 pazienti ricoverati presso la Pneumologia e le Malattie Infettive, trattati con eparina a basso peso molecolare. Abbiamo utilizzato un test immunologico per la ricerca di immunoglobuline totali (IgA, IgG ed IgM) contro il complesso Pf4-Eparina con sistema automatico Hemosil Hit-Ab».
A corredo della nota è stata pubblicata una tabella in cui sono riportati l’andamento delle piastrine negli ultimi 10 giorni prima dell’esame ed il risultato del test. «Gli anticorpi antieparina - spiegano i medici - erano presenti in 3 dei 6 pazienti trattati con eparina non frazionata, mentre erano assenti nei pazienti trattati con eparina a basso peso molecolare. Nei tre pazienti positivi l’eparina è stata sostituita con il Fondaparinux alla dose di 7.5 mg. Dopo la modifica della terapia abbiamo avuto un progressivo aumento del numero delle piastrine. Malgrado il basso numero di pazienti, possiamo rilevare che l’incidenza degli anticorpi antieparina è risultata più elevata di quella che troviamo abitualmente nella pratica clinica corrente nei pazienti trattati con eparina per altri motivi clinici. Abbiamo ritenuto opportuna questa segnalazione per suggerire la ricerca degli anticorpi antieparina nei pazienti trattati per infezione da Covid 19 considerando che: la particolare condizione immunologica di questi pazienti potrebbe favorire la formazione di anticorpi antieparina; questi anticorpi potrebbero avere un impatto significativo sul decorso clinico dei pazienti; questo dato potrebbe avere influenza nella scelta della terapia più appropriata. La comparsa di anticorpi antieparina, che normalmente si verifica in una piccola percentuale di pazienti in terapia eparinica (soprattutto eparina non frazionata) comporta un tipo molto particolare di piastrinopenia che determina un rischio di trombosi con conseguenze cliniche anche gravi».