BASILICATA - Si fa presto a dire didattica a distanza. Si fa presto a pensare che, anche a settembre, le lezioni possano riprendere on line. Si fa presto a pensare che, oggi, grazie internet, sia tutto risolto.
Poi ci si scontra con l’amara realtà. E la realtà è che in Basilicata circa il 41 per cento delle famiglie non ha un Pc o un tablet e che, mediamente in Italia, a questo dato bisogna aggiungere un altro 26 per cento di popolazione che ha dispositivi per meno della metà dei suoi componenti: vale a dire una famiglia di 4 persone, due genitori e due figli, che ha un solo computer e non può far frequentare le lezioni on line ad entrambi i figli o, peggio, se un genitore deve lavorare in smart working (anche per stargli vicino) deve scegliere tra stipendio e istruzione.
Sono dati che mostrano una complicazione in più quelli pubblicati questa settimana dall’Istat nella ricerca sulla disponibilità di computer in casa per bambini e ragazzi. Dati che indicano la necessità di darsi da fare se davvero la prospettiva può essere quella, ma che non sorprendono perché i limiti della frequentazione della rete in Italia, e nello specifico in Basilicata, erano già stati evidenziati dall’Istat in precedenti analisi e ricerche anche per quel che riguarda il 2019.
Scopriamo così che, incredibile a credersi, il 31 per cento delle famiglie lucane non dispone nemmeno di un collegamento a internet mobile o a banda stretta. Nel dettaglio a poter contare su una connessione a banda larga fissa (dalla fibra alla tecnologia Dsl) sono appena il 41,1 per cento delle famiglie. A queste si somma un altro 26,4% di famiglie che dispongono di una connessione mobile (un 11,3% le ha entrambe) e un 1,5 che ha una connessione a banda stretta (più un 1,2 che ha connessione a banda stretta più cellulare). E va detto che per contenuti pesanti (quali le lezioni video) le connessioni a banda stretta non vanno sicuramente bene (per cui il totale dei tagliati fuori arriva al 40,5%) e anche la connessione mobile potrebbe essere insufficiente.
Da segnalare, inoltre, che una parte limitata dei lucani che non hanno internet (lo 0,4 su 100 che non lo hanno) dichiarano che non è disponibile nella zona in cui vivono quindi nemmeno potrebbero dotarsene. Per gli altri è una scelta perché, spiegano, nessuno in casa lo sa usare (58,3%), è poco interessante (21,2%), apparti o connessioni costano troppo (10,9%), si accede da altri luoghi, spesso lavoro (4,9%) o per motivi di privacy (3,2%).
Si tratta di dati che solo apparentemente possono stridere con il fatto che la Regione fu la prima a varare un programma per dotare i propri cittadini di strumenti informatici (il famoso programma “un computer in ogni casa”) e questo anche in considerazione del fatto che la prima e più forte tranche di questa iniziativa risale ormai al 2004, vale a dire ben 16 anni fa. All’epoca ci fu un balzo in avanti notevole, ma non una copertura totale, e comunque gli strumenti acquistati all’epoca oggi sarebbero tecnologicamente superati, per nulla adatti sia alle connessioni veloci che all’utilizzo degli attuali programmi.
Necessario, quindi, un programma di interventi, in qualche caso economici (visto che per più del 10 per cento dei casi il problema è quello e bisogna decidere chi lo deve attuare e come. Le scuole, in alcuni casi, hanno a disposizione dei fondi o già dei pc (e li hanno già messi a disposizione), ma difficile possano bastare per un intervento esteso. Il Governo ha stanziato 85 milioni di euro per questi aiuti e dei 70 milioni destinati all’acquisto di dispositivi elettronici per aiutare le famiglie un milione è finito alla Basilicata. Realisticamente basterà per acquistare (a prezzi di ingrosso e senza cercare l’ultimo modello) tra i 5mila e i 7mila computer e considerato che gli studenti tra i 6 e i 18 anni in regione sono poco più di 65mila il problema potrebbe essere in gran parte risolto o da integrare per un’altra minima parte con fondi regionali o europei. Ma tra domande, reperimento fondi, acquisti e consegne (anche tralasciando il problema non affrontato delle connessioni) non c’è comunque un attimo da perdere.