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Pino Perciante
13 Dicembre 2019
foto Tony Vece
Tempa Rossa riaccende i motori. Dopo un anno e tre mesi di stop, ieri mattina, con un’esercitazione di evacuazione dall’impianto, sono riprese le prove di estrazione nel Centro olio della Total. Il tutto a seguito del via libera dell’Ufficio nazionale minerario (Unmig), successivo alla verifica del rispetto delle prescrizioni impartite dalla Regione e all’accordo per lo sviluppo sostenibile approvato recentemente dall’esecutivo regionale. Le prove di estrazione erano state interrotte a settembre del 2018 (pochi giorni dopo che erano state avviate) per la mancanza di alcune autorizzazioni. Da dire che in tutto questo tempo si sono susseguite una serie di riunioni ed incontri sino all’accordo finale, siglato il 27 novembre scorso, che ha dato il via libera definitivo alle estrazioni. E così ieri mattina il greggio ha cominciato materialmente a fluire nelle condotte per arrivare fino al Centro olio. Per adesso la cosiddetta fase di oil–in riguarda solo il pozzo Gorgoglione 1 (Gg1) che si trova a poche centinaia di metri dallo stabilimento petrolifero, ma presto si estenderà anche agli altri cinque pozzi. Secondo la compagnia petrolifera francese (che detiene il 50 per cento della concessione Gorgoglione, mentre la restante metà è divisa tra l’olandese Shell e la giapponese Mitsui) le prove di estrazione dovrebbero durare da un minimo di 39 ad un massimo di 102 giorni. Poi l’impianto sarà pronto per partire con la produzione vera e propria (presumibilmente in primavera).
A regime saranno estratti circa 50 mila barili di petrolio al giorno. Il greggio poi viaggerà verso la raffineria Eni di Taranto, sfruttando lo stesso oleodotto utilizzato dal Centro olio di Viggiano. In conclusione ora, secondo la Regione, tutto l’incartamento è a posto. O meglio tutte le prescrizioni sono state rispettate, vale a dire gli obblighi imposti a Total sono stati adempiuti colmando quelle mancanze che avevano portato un anno fa al blocco delle prove di estrazione deciso dalla stessa Regione. Così recita la delibera della giunta pubblicata sull’albo pretorio. Ma quali sono questi obblighi? Innanzitutto il progetto di monitoraggio ambientale: l’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, lo ha esaminato solo a settembre perché la convezione con la Regione era scaduta l’anno prima ed è stata rinnovata nello scorso mese di luglio. Poi c’è il piano di monitoraggio sismico validato dall’Ingv, l’Istituto di geofisica e vulcanologia, e ancora il protocollo d’intesa tra prefettura e Regione per la gestione di situazioni di emergenza . Infine, nella delibera c’è una nuova prescrizione imposta alla multinazionale francese, e cioè quella di non scaricare le acque di produzione nel torrente Sauro per almeno cinque anni. I liquidi dovranno essere riutilizzati nello stesso Centro olio, mentre la parte eventualmente in eccedenza andrà portata con le autobotti in centri di smaltimento specializzati.
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