«I risultati delle analisi sulle acque prelevate dai cinque pozzi di drenaggio attivi ai fini della sicurezza radiologica del sito, come prescritto dalla Conferenza di servizi del 3 ottobre scorso, eseguite in contraddittorio a novembre 2017 e trasmesse dal Dipartimento provinciale di Matera dell’Arpab hanno rilevato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (csc) per il cromo esavalente in tutti e cinque i pozzi e per il tricloroetilene in quattro pozzi, confermando l’estensione dei superamenti anche alle acque sottostanti le aree monitorate».
Lo ha detto nel pomeriggio, nel corso della riunione del Consiglio regionale, l’assessore all’ambiente, Francesco Pietrantuono, illustrando le attività svolte dalla Regione in relazione al sequestro di alcune vasche e dello scarico a mare nell’impianto Itrec di Rotondella (Matera). Pietrantuono, secondo quanto scritto in una nota dell’ufficio stampa dell’assemblea, ha ripercorso alcune tappe della vicenda, "partendo dal superamento delle soglie di contaminazione, riscontrato a giugno del 2015», spiegando poi che «l'Arpab ha rappresentato la necessità da parte del gestore del sistema di emungimento delle acque di adottare immediatamente le necessarie misure di prevenzione e di eseguire gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza. Necessità ribadita dalla Regione con successive note di gennaio e di marzo».
«La Conferenza di servizi del 10 aprile scorso - ha proseguito Pietrantuono - oltre all’approvazione del documento di analisi di rischio, da cui risulta un rischio non accettabile con conseguente obbligo di bonifica, ha preso atto che le attività di rimozione del serbatoio e la relativa condotta Magnox non hanno avuto inizio in attesa del nulla osta da parte dell’Ispra ed ha affrontato anche il problema dello scarico a mare delle acque emunte dai pozzi di drenaggio dell’impianto Itrec, registrando la diversità tra la posizione di Sogin ed Enea, e quella dell’Arpab e della Regione».
Dopo l’intervento di Pietrantuono, è iniziato il dibattito in aula: nella sua replica, l’assessore ha evidenziato che «quando si è arrivati alla conferenza di servizi del 10 aprile scorso, in cui si portava avanti il progetto esecutivo della rimozione della probabile causa dell’inquinamento, mancava ancora il riscontro dell’Ispra», e «per quanto riguarda i pozzi di drenaggio esisteva la posizione della Regione e dell’Arpab, su come smaltire le acque che era diversa da quella di Enea. Il punto di sintesi è arrivato nei giorni successivi e ha corroborato la versione che poi ha portato la magistratura a disporre il sequestro: le acque dovevano essere smaltite preventivamente e diversamente, ed equivalendo a rifiuti non avrebbero dovuto essere reimmesse a mare». Pietrantuono ha infine precisato che "dal punto di vista radiologico, i dati sono sotto controllo». La riunione è cominciata con un minuto di silenzio per i morti sul lavoro, su proposta di Giannino Romaniello (gruppo misto).