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Contro il caporalato il 25 giugno manifestazione a Bari

 
Rita Schena

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Rita Schena

Venerdì 17 Giugno 2016, 16:21

ROMA - Una manifestazione nazionale sul caporalato che vedrà unite le bandiere di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil in un corteo a Bari sabato 25 giugno. Saranno in piazza 10.000 braccianti, informa una nota, per dire no al caporalato, allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro.
«Con questa grande mobilitazione - affermano Luigi Sbarra, Ivana Galli e Stefano Mantegazza - intendiamo rilanciare le nostre proposte e chiedere a Governo e Parlamento di accelerare l'approvazione del Ddl 2217 contro il caporalato. Il tempo degli annunci è finito: il governo individui una corsia preferenziale per il provvedimento o con la nuova stagione di raccolta ci troveremo presto a fare i conti con nuove vittime del lavoro nero. Per combattere questa ignobile piaga sociale, servono, infatti, una stretta sul versante penale e maggiori ispezioni, ma anche maggiore coinvolgimento attivo delle parti sociali per innalzare la qualità del lavoro agricolo».

«Anche sui voucher - aggiungono i segretari generali di Fai, Flai e Uila - chiediamo al governo di ripensare le sue scelte. Gli ultimi dati sull'occupazione mostrano, infatti, che l’unico segmento in crescita esponenziale è proprio quello relativo a questo strumento, utilizzato sempre più per aggirare i contratti di lavoro anziché per far emergere quello irregolare. Purtroppo, anche le ultime proposte del governo, al contrario di quanto annunciato e riportato dai media, accresceranno gli abusi nel settore agricolo, anziché ridurli. Per questo chiediamo al governo di cambiare rotta».
«Infine - concludono Sbarra, Galli e Mantegazza - La manifestazione nazionale ha anche la finalità di incalzare le associazioni datoriali a chiudere, presto e bene, i negoziati sui Contratti provinciali del lavoro, scaduti ormai da troppo tempo. Sono oltre un milione i lavoratori che attendono questi rinnovi e non vi è più alcuna giustificazione agli attuali ritardi».

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