Una legge regionale sul Radon, perché si proceda spediti con la bonifica degli ambienti in cui si vive e si lavora e con l’ampliamento dei controlli, soprattutto nella provincia di Lecce. E’ la contromossa messa per iscritto dalla Asl, che ha sollecitato la Regione Puglia affinché si doti di una normativa apposita, con relative linee guida da recepire nei regolamenti edilizi comunali per la costruzione e la ristrutturazione di edifici adibiti a civile abitazione e attività professionale.
Non è facile da scardinare l’abitudine errata e diffusa tra i salentini ad utilizzare a scopi residenziali i piani interrati o seminterrati, lì dove maggiormente si annida questo gas ad effetti, a lungo andare, potenzialmente letali. Il Dipartimento di Prevenzione Asl, però, non vuole mollare l’osso: «Occorre sensibilizzare al corretto utilizzo di questi ambienti, anche alla luce dell’entrata in vigore della nuova Direttiva Euratom che estenderà a tutti gli edifici (anche per quelli ad uso residenziale) dei limiti di esposizione più restrittivi rispetto a quelli attuali (300 Bq/m3)».
Ecco perché si rende necessaria la legge regionale. Ma non solo. Dalle case alle scuole al resto degli edifici pubblici: si chiede anche di attivare quanto prima un tavolo tecnico, per stilare e proporre agli enti locali un documento di programmazione per la bonifica delle strutture esistenti.
A monte, però, c’è l’approfondimento delle situazioni di maggiore criticità, diffuse su tutto il territorio. Pertanto, come rimarcano da via Miglietta, «è necessario che Arpa sia messa in condizione di ultimare le attività di monitoraggio dei livelli di radioattività naturale indoor, attraverso l’assegnazione da parte della Regione della mappatura regionale ex D.Lgs. 241/2000, con priorità di esecuzione alla provincia di Lecce».[t.c.]