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Tutte le altre inchieste in cui è rimasto coinvolto

 

Sabato 16 Marzo 2013, 08:40

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BARI - Il primo riguarda le procedure per gli accreditamenti delle cliniche private al servizio sanitario nazionale, giunto all'udienza preliminare. Gli imputati, tra cui Tedesco, sono diventati 51, i capi d'imputazione sono complessivamente 36 (corruzione, concussione, truffa, abuso d’ufficio, falso, peculato, estorsione e persino rivelazione del segreto d’ufficio), ma ci sono almeno 17 episodi per i quali la prescrizione potrebbe scattare tra il 2014 ed il 2015. L’indagine, partita nel 2006 con il pm Lorenzo Nicastro (poi diventato assessore regionale), riguardava inizialmente le presunte irregolarità commesse per l’accreditamento della clinica Kentron di Putignano (di questo rispondono, tra gli altri, oltre all’allora assessore regionale Tedesco , l’ex dirigente dell’Ares, Mario Morlacco, l’imprenditore Francesco Ritella e l’ex dirigente regionale Lucia Buonamico): L’inchiesta è stata portata a termine da Desiree Digeronimo e Francesco Bretone, che si sono poi astenuti dopo le polemiche sull’assoluzione di Nichi Vendola. A sostenere l’accusa è rimasto dunque il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno.

Un altro fascicolo, nella fase delle indagini, riguarda la transazione da 45 milioni tra la Regione Puglia e l’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, in cui Tedesco è indagato insieme con il governatore Nichi Vendola, l'ex assessore Tommaso Fiore e i vertici dell’ente ecclesiastico. La procura ipotizza che quell’accordo comunque poi annullato in autotutela fosse stato raggiunto su presupposti falsi, testimoniati dal parere negativo espresso dall’Ares e dagli uffici regionali e superato solo con una relazione dell’avvocatura. L’altra accusa, concorso in peculato e abuso d’ufficio, riguarda anche Tedesco e gli ecclesiastici: secondo l’impostazione della Procura, i soldi per il Miulli sono stati prelevati da un capitolo del bilancio destinato ad altri scopi (le calamità naturali). Da qui in particolare il peculato.

Gli appalti finiti sotto la lente d’ingrandimento della procura di Bari riguardano anche i servizi di assicurazione. Tra gli indagati oltre a Tedesco c’è l’ex direttore generale dell’Asl di Bari Lea Cosentino. L’«ultima» inchiesta sulla gestione della sanità pugliese riguarda una delibera dell’Asl di Bari dell’aprile 2007 con cui venne affidato il servizio di copertura dai rischi all’interno dell’azienda e una delibera del marzo 2009 con la quale, in attesa di una ridefinizione del settore, si decise di congelare per 18 mesi la situazione vigente sino a quel momento. Un affare da 12 milioni.

g.l.

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