HAIFA (Israele) - Ferita al cuore, Haifa è questa sera una città fantasma.
Una salva di almeno 14 razzi Raed 2 e 3 di nuova generazione sparati dai miliziani Hezbollah ha colpito questa mattina verso le 9 la capitale del nord di Israele, situata a circa 30 chilometri dalla frontiera con il Libano. I Raed hanno ucciso otto civili, e ne hanno feriti altri 46, nell'attacco più sanguinoso subito da Israele non solo dall'inizio della guerra con l'Hezbollah mercoledì scorso, ma dalla guerra dello Yom Kippur nel 1973. I razzi dei miliziani sciiti hanno devastato soprattutto il deposito treni della stazione ferroviaria. «Al nostro arrivo - ha riferito uno dei pompieri accorsi alla stazione poco dopo l'attacco - abbiamo trovato corpi e sangue ovunque». I morti sono tutti dipendenti delle ferrovie.
I razzi usati, secondo esperti militari, sono di un modello nuovo, diverso da quelli lanciati finora da Hezbollah contro il nord di Israele: è la variante Fajir, con un raggio d'azione di 40 km, in grado di trasportare più esplosivo rispetto ai Katyusha finora caduti sulla Galilea.
Secondo l'ex-ministro della difesa Shaul Mofaz, ora titolare del portafoglio dei Trasporti, sono stati forniti alla milizia sciita dalla Siria.
Un'ora dopo il primo attacco un'altra ondata di razzi si è abbattuta sulla città senza però fare vittime. Ma gli abitanti di Haifa sono scomparsi dalle strade. Il porto è stato chiuso, l'università ha rimandato a casa gli studenti, le autorità militari hanno raccomandato ai circa 250mila abitanti di non uscire da casa e di correre, in caso di nuovi allarmi, nei rifugi sotterranei. I collegamenti ferroviari si sono fermati.
Hezbollah ha rivendicato l'attacco affermando di avere voluto colpire gli impianti petrolchimici della città, vicini alla stazione ferroviaria (che però non hanno subito danni). Per precauzione le autorità israeliane hanno iniziato il trasferimento verso sud delle sostanze chimiche più pericolose.
COLPITA BEIRUT, TERRA BRUCIATA A NORD CONFINE - In risposta all'attacco subito da Haifa l'aviazione israeliana ha duramente colpito di nuovo i quartieri sciiti a sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah. L'esercito ha inoltre avvertito i civili libanesi dei villaggi a nord del confine, da dove vengono sparati i razzi contro Israele, di lasciare la zona. Questo ha provocato l'esodo di migliaia di libanesi verso le città del nord. L'aviazione israeliana, si prevede, inizierà a colpire più duramente le aree da cui provengono i razzi, spesso sparati dai miliziani, secondo Israele, facendosi scudo della popolazione civile. «Gli Hezbollah sparano dall'interno di case e villaggi» ha detto il comandante della regione nord il generale Udi Adam. «Li colpiremo ovunque» ha avvertito il ministro della difesa Amir Peretz. Non sono escluse anche operazioni a terra nella fascia a ridosso del confine a nord. Unità israeliane, ha confermato il capo delle operazioni allo stato maggiore generale Gadi Eisemnkraut, sono già in azione in territorio libanese. Potrebbero compiere azioni dietro le linee nemiche contro postazioni e depositi di armi Hezbollah.
OLMERT, NON CI LASCEREMO INTIMIDIRE - Aprendo la riunione del governo il premier Ehud Olmert ha denunciato «gli attacchi omicidi contro Haifa» accusando Hezbollah di condurre «una guerra criminale contro il nostro popolo». «Non ci lasceremo intimidire dalle loro minacce. È una guerra quotidiana - ha detto - e dobbiamo dar prova di freddezza e determinazione».
INNALZATO GRADO ALLERTA ANCHE A TEL AVIV - L'attacco contro Haifa, e l'incertezza sulle armi a disposizione di Hezbollah, ha fatto crescere in Israele la preoccupazione per il rischio di attacchi più in profondità, fino a Tel Aviv. Fonti di intelligence ieri non hanno escluso che i miliziani sciiti possano disporre di missili con una gittata fra 100 e 200 km. La capitale economica di Israele, nella cui area vive un milione di persone, si trova a 120 chilometri dal confine. Oggi uno "stato di vigilanza" è stato formalmente proclamato da Tel Aviv fino alla frontiera con il Libano. Il comandante delle retrovie, generale Yitzhak Gershon, ha spiegato che gli israeliani da Tel Aviv in su dovranno reagire con la massima tempestività se sentiranno le sirene. Avranno a loro disposizione un minuto di tempo per raggiungere una zona protetta.
Nei palazzi di Tel Aviv e della sua periferia nord da oggi, per ogni evenienza, sono di nuovo aperti e funzionanti i rifugi blindati, che erano rimasti chiusi a chiave dalla guerra del Golfo.
Francesco Cerri
Domenica 16 Luglio 2006, 00:00
27 Maggio 2025, 15:53