Se tra i flutti dello Jonio rischiano di incontrarsi l’unica fregata russa armata con missili ipersonici e la portaerei americana George H.W. Bush, dai cieli arrivano i primi segnali dell’arrivo delle nuove bombe atomiche americane B61-12, cioè quelle che possono essere lanciate dagli F-35 di Amendola, in provincia di Foggia.
È stato Hans Kristensen, direttore del Progetto di Informazione Nucleare presso la Federation of American Scientists (la Federazione degli scienziati americani è un’organizzazione fondata nel 1945 da scienziati del Progetto Manhattan; ndr), il 27 marzo scorso, a segnalare via Twitter un «volo interessante da Albuquerque», storico epicentro dello sviluppo atomico statunitense, e precisamente dalla base Kirtland dell’Air Force, di un C-17A Globemaster III diretto alla base aerea militare olandese di Volkel.
Il C-17A, grande aereo da trasporto strategico in grado di portare 77.000 chilogrammi per oltre 4.450 chilometri, da novembre è autorizzato al trasporto proprio di questi ordigni.
La sostituzione del «tesoretto» di bombe atomiche Usa è stato annunciato da tempo. Secondo le stime della Federazione degli scienziati americani, gli Usa mantengono oggi 70 bombe nucleari B-61 in Italia (50 ad Aviano e 20 a Ghedi-Torre), 50 in Turchia, 20 rispettivamente in Germania, Belgio e Olanda, per un totale di 180.
A Ghedi, oltre ai lavori condotti in alcuni hangar dalla ditta pugliese della famiglia Matarrese (come rivelato su queste pagine dal collega Armando Fizzarotti; ndr), si sta lavorando ad aumentare ancora l’asticella della sicurezza. Se ne sta occupando la Sirti Digital Solutions, che ha annunciato «l’avvio di un nuovo progetto per il Ministero della Difesa legato alle attività di progettazione esecutiva e di realizzazione di sistemi di sicurezza all’interno dell’aeroporto militare di Ghedi, in provincia di Brescia, sede del 6° Stormo dell’Aeronautica Militare».
Conferme dell’arrivo delle nuove bombe atomiche non ve ne sono. In questo mondo alla rovescia, è più probabile che lo sappia il Cremlino e non la popolazione europea. Infatti, come ha appena rivelato il citato Hans Kristensen in un’intervista per Wall Street Journal gli Usa stanno continuando a fornire notifica quasi giornaliera alla Russia dei movimenti dei suoi missili strategici, cacciabombardieri e sottomarini o dei cambiamenti nel loro status operativo, così come richiesto dal trattato New START che Vladimir Putin, come è noto, ha deciso unilateralmente di sospendere.
In questo contesto, l’F-35 Lightning II è il jet che gli alleati della Nato stanno acquistando per poter far fronte a una missione di attacco nucleare. Può essere armato con le nuove bombe atomiche americane B61-12 senza perdere le sue caratteristiche stealth e, come dicemmo su queste pagine lo scorso ottobre, il cacciabombardiere «è già in dotazione nell’Aeronautica militare con il 32° Stormo della base di Amendola, in provincia di Foggia». In quanto Amendola è la «officina di collaudo» e «di addestramento per gli equipaggi, per il primo F-35A italiano destinato alla forza aerea nucleare Nato».
Dopo anni di battaglie politiche e polemiche sul suo costo, oggi l’aereo è completamente «sdoganato». Anzi, l’Aeronautica ne ha fatto un simbolo per il suo passaggio alla boa del primo centenario con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che s’è fatta fotografare e filmare a bordo di un F-35 mentre c’era anche questo tipo di jet nella formazione che ha disegnato nei cieli di Roma un enorme «100».
Il «nido» di questi gioielli militari è, ovviamente, un obiettivo assai sensibile. Proprio per questo, il ministero della Difesa starebbe pensando, in via precauzionale, di aumentarli.
Come ha scritto giovedì Andrea Mottola sul sito di Rid - Rivista Italiana Difesa, le basi italiane degli F-35 sono Amendola (32° Stormo e Marina) e Ghedi (6° Stormo), a cui va aggiunta Cameri, sede della FACO (Final Assembly and Check Out). Ad esse, oltre a Grottaglie - dove saranno basati tutti gli F-35B della Marina Militare ad eccezione di quelli imbarcati e di quelli da sottoporre ad attività manutentive avanzate, che saranno rischierati ad Amendola, dato che a Grottaglie non ci saranno certe capacità - dovrebbe aggiungersi quella di Decimomannu che l’Aeronautica Militare vorrebbe come terza base in aggiunta ad Amendola e Ghedi. Una richiesta basata su elementi operativi appresi con il conflitto ucraino che ha mostrato l’importanza della «dispersione geografica delle infrastrutture militari, dei centri C2 e delle forze aeree come una delle lezioni apprese dal conflitto ucraino», come recentemente evidenziato dal capo di stato maggiore dell’Aeronautica, Luca Goretti.
Grazie alle segnalazioni di ItalMilRadar (sito specializzato nel tracciamento di voli militari sull’Italia e sul Mare Nostrum) sappiamo che la fregata russa Admiral Gorshkov, l’unica armata con i missili ipersonici Zircon, mercoledì ha attraversato lo stretto di Suez e, quindi, punta verso il Mediterraneo da sud. Quasi a volerla «accogliere», ieri la portaerei nucleare americana USS George H.W. Bush (CVN-77), dopo 10 giorni trascorsi nel Tirreno, ha attraversato lo Stretto di Messina raggiungendo lo Ionio.