«Checché ne dicano, qui è tutto tranquillo». Mentre impazzano le notizie e gli allarmi, ascoltare queste parole dalla voce di un italiano a San Pietroburgo desta sorpresa: lui è Fabio Mastrangelo, barese, direttore d’orchestra notissimo, che dopo essersi diplomato al Conservatorio di Bari, poi in quello di Ginevra e infine alla Royal Academy of Music di Londra e infine alla Faculty of Music dell'università di Toronto, vive da 21 in Russia ed è direttore artistico dello storico teatro pietroburghese «Music Hall» (in procinto di essere dedicato alla figura del grande Shaliapin), oltre che direttore di una serie di orchestre e filarmoniche di varie città russe. Tanti incarichi, tanta fiducia nella terra che lo ha accolto e che lo ha portato ai vertici delle istituzioni musicali. Ed è un amore più che corrisposto, visto che Mastrangelo difende la Russia e insiste su un punto: «La vita va molto diversamente da ciò che si descrive in Italia e in Europa. Le notizie che arrivano da voi sono distorte e non da ora, ma me ne sono accorto già tanti anni fa, in tempi non “sospetti”, appena arrivato qui. Qui si vedono tutti i canali del mondo e quando quando i notiziari parlano della Russia, si fa fatica a riconoscere il Paese in cui vivo».
Ma le stragi dei bambini in Ucraina? I soldati chiamati a combattere? I referendum farsa?
«La guerra è sempre qualcosa di drammatico e e, ribadisco con convinzione: non è mai giusta. Iraq, Somalia, Jugoslavia, anche quelle erano per me guerre non giuste. Ma ci sono condizioni particolari che ti possono costringere a difendere qualcuno o a far finta di nulla. In questo caso, la situazione parte da lontano: Putin avrebbe voluto fare dell’Ucraina una Svizzera dell’Est, un Paese neutrale e demilitarizzato. Per tanti anni ha cercato di dialogare, di trovare compromessi. Ma l’operazione di accerchiamento della Russia da parte della Nato, guidata dagli Stati Uniti, era già in atto da tempo. Nel mondo si parla di referendum truffa, ma io vi dico che ascolto le persone, che giro tanto a causa dei concerti e del mio lavoro: io credo che sia stato tutto regolare, perché la gente del Donbas voleva questo, non vogliono stare con l’Ucraina».
Maestro, questa è ovviamente la sua opinione. Ma lei sente di vivere in un Paese libero?
«Io sono libero. Potrei anche dire “Putin è un pazzo e ha sbagliato” e se non lo dico è perché non lo credo. Doveva infischiarsi di queste persone di lingua russa? A me nessuno ha detto che mi deve piacere il Cremlino. Non mi sono certo venduto l’anima e non mi hanno istruito su cosa devo pensare, sono assolutamente libero».
Ma la sua posizione è quella di un musicista notissimo, direttore delle più importanti orchestre russe. Ha conosciuto Putin?
«Se è per questo, ho anche ricevuto da lui un’importante onorificenza per il mio lavoro nella diffusione della musica classica. Ma le mie idee sono maturate per quello che vedo e che ascolto. Le faccio un esempio: tempo fa, alle ultime elezioni presidenziali russe, fui chiamato dall’allora sindaco del rione in cui vivo a San Pietroburgo, città che ha 5 milioni di abitanti. Lui voleva dirmi che, nell’obbiettivo di far votare il maggior numero possibile di persone, visto che avevamo prove musicali di coristi e orchestra anche di domenica, avrebbe facilitato il voto di questi in una scuola situata a due passi dal nostro teatro. E prima che me ne andassi, tenne a sottolineare: “Ovviamente è solo un’indicazione sul luogo, non su come votare, ci mancherebbe, che ognuno voti secondo la sua coscienza”. Ecco, l’opinione diffusa è che qui ti costringano a votare per Putin, io lo smentisco. Vivo in un Paese in cui percepisco un’alta considerazione della popolazione e trovo anche che la situazione delle varie città sia col tempo migliorata. D'altra parte è anche vero che ci sono problematiche da risolvere. Come ovunque».
Sarà. E lei ha votato anche per l’Italia, vero? È soddisfatto del risultato?
«Certo che ho votato. Sono iscritto alle liste degli italiani all’estero (AIRE), ho due passaporti perché sono anche un cittadino russo, ho sposato una russa e ho due figli nati in Russia. Sul mio voto italiano, le dico che il risultato magari non è stato quello che era nelle mie preferenze, ma capita».
Da quanto tempo manca dall’Italia e dalla Puglia?
«Da un anno. Avrei dovuto essere a Bari nel giugno scorso, al Petruzzelli, per la Cenerentola ma ho avuto il Covid: sono risultato positivo il giorno della partenza e mi è dispiaciuto. Spero presto».