In Puglia e Basilicata
Il caso
la carta d'identità di Oleh il "pugliese"
05 Luglio 2022
Marisa Ingrosso
Grazie alla potenza della propaganda della Federazione russa, è come se il giovane Oleh Slobodyanb, pugliese d’adozione, fosse stato ucciso più volte in un pugno di ore. Prima i ceceni hanno dato la notizia della sua morte dando in pasto ai social le foto dei suoi documenti come fossero uno scalpo prezioso, lo scalpo d’un giovane ucraino diverso dagli altri perché con la carta di identità italiana e la residenza in Puglia, a Foggia. Poi il capo della Repubblica di Cecenia, il feroce Ramzan Kadyrov, ha dileggiato la sua morte in battaglia sostanzialmente additandolo come un «mangia pasta» (il modo dispregiativo con cui indicano noi italiani). Infine, la macchina della menzogna filorussa ha tentato di distruggere il suo passato, costruendogliene uno posticcio. Per farlo ha usato proprio quella carta d’identità. Lì è indicata la residenza di Oleh in via Enrico Pestalozzi 39 e, secondo i propagandisti fedeli al Cremlino lui sarebbe stato nientemeno che un «neonazista» andato a combattere in quella Ucraina che i russi sostengono per l’appunto di voler «denazificare». Sì, un neonazista in quanto «residente nella sede di un partito italiano nazista».
Una colossale bugia, un’informazione ingegnerizzata ad arte usando pezzetti di verità. Come la «Gazzetta» è in grado di dimostrare plasticamente con le foto che qui pubblichiamo, c’è una sede di Casapound in quella strada, ma si trova a dieci numeri civici di distanza, al n.29. Non al 39 che, invece, è un anonimo portoncino come tanti.
In pratica, i filorussi hanno creato una «bufala», una fake news costruita sulla carne di un figliolo nato nel 1989 e che, essendo di origini ucraine (era nato a Khmelnytskyi), molto probabilmente aveva scelto di tornare in patria per difenderla, proprio dai russi e dalle milizie cecene al loro servizio. Stando alla frammentarie notizie che siamo stati in grado di ricostruire, Oleh ha raggiunto il Donbass e ha combattuto nella regione di Lugansk. Dopo bombardamenti costanti e violenti, nonché combattimenti furiosi - forse tra Severodonetsk e Lysychansk - lui e i suoi commilitoni hanno ceduto ai russi. Se Kadyrov ha ragione sono stati ammazzati. Ma conferme terze non ve ne sono.
Sempre mischiando vero, verosimile e marchiano falso, con i milioni di seguaci del suo profilo Telegram il generale tanto caro a Vladimir Putin s’è vantato che i suoi uomini hanno trovato il documento di «un cittadino italiano» tra gli oggetti abbandonate di nazisti, seguaci di Stefan Bandera (l’ucraino antisemita pronto a scendere a patti con Hitler; ndr) e satanisti. Così, tutti insieme: l’italiano, i nazisti, gli antisemiti e i satanisti!
Un’altra «fake news» diabolica, sulla pelle di Oleh.
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