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Lecce, ancora scintille fra Poli Bortone e Salvemini sul piano per salvare i conti del Comune

Lecce, ancora scintille fra Poli Bortone e Salvemini sul piano per salvare i conti del Comune

 
Gaetano Gorgoni

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Gaetano Gorgoni

Lecce, ancora scintille fra Poli Bortone e  Salvemini sul piano per salvare i conti del Comune

L’ex primo cittadino respinge indignato le accuse. Tramacere insiste con le critiche

Sabato 23 Agosto 2025, 15:38

LECCE - Carlo Salvemini non ci sta ad essere definito dal sindaco Adriana Poli Bortone un «kamikaze della politica» solo perché ha ritenuto che il predissesto fosse l’unica strada possibile da seguire. Il dibattito elettorale su questa scelta che ha cambiato le sorti di Lecce si è risvegliato. Secondo il centrodestra la prova che il predissesto non fosse necessario è nell’ultimo piano finanziario di Salvemini, che elimina dalla massa passiva ben 50 milioni di euro. «Ma diamine, chi è che ha combinato tutto quest’ira di Dio, tanto per chiamarlo esattamente com’è? Chi è che ha indebitato veramente e che ha incrociato il Comune e ha anche fatto un danno alla città? Allora siete veramente dei kamikaze e siete anche degli irresponsabili nei riguardi di Lecce. Ma siete pazzi? Ancora una volta, siete pazzi?», ha inveito Adriana Poli Bortone nella Commissione straordinaria bilancio di giovedì mattina per bacchettare la scelta del centrosinistra di «ingessare il bilancio».

La discussione a Palazzo Carafa avrebbe dovuto essere costruttiva: si trattava di individuare la norma su cui è basata la delibera dell’amministrazione Salvemini che ha cambiato il piano finanziario del 2023 (abbassando di 50 milioni di euro la massa passiva) per poter rispondere entro il 28 agosto alla Corte dei Conti.

Salvemini ieri ha espresso sgomento e indignazione sul suo profilo Facebook: «Cose da pazzi. Pensavamo che il Piano di risanamento finanziario pluriennale del bilancio comunale fosse, ormai, un obiettivo condiviso. Che le polemiche politiche passate, anche violente, avessero ceduto il passo alla realtà dei fatti, all’oggettività delle valutazioni, alle relazioni delle commissioni ministeriali. Invece abbiamo avuto nuovamente conferma che la sindaca mi attribuisce la responsabilità di aver messo in ginocchio i conti del comune! Classico esempio di uso della menzogna come strumento di propaganda. Che non incontra limiti e contegno. Al punto da definire kamikaze, irresponsabili, pazzi quelli che hanno salvato il comune dal dissesto. Noi che ci incarichiamo di spiegare, senza isterie e grida, l’impostazione delle politiche di risanamento finanziario a chi ha pubblicamente dichiarato di non capire nulla di bilancio, ma non ha voluto alcun assessore per farsi aiutare. Cose da pazzi, appunto. Quando l’amministrazione corrente si insedia, decide di rinunciare alla riformulazione del piano e di assumere il piano approvato dalla precedente amministrazione come bussola della propria azione. Quindi questo non è più il piano dell’amministrazione di Salvemini, ma del Comune di Lecce».

Secondo l’ex sindaco, l’amministrazione Poli avrebbe potuto fare una scelta diversa al momento del suo insediamento, se veramente avesse voluto bocciare la linea precedente del rigore dei conti.

«Salvemini sbaglia a dire che è un piano nostro: noi avevamo solo 6 mesi e non avremmo potuto riscriverlo - ha replicato il presidente della Commissione Bilancio, Oronzino Tramacere - Non si poteva tornare indietro dopo aver intrapreso un percorso, con i soldi del governo già dati (oltre 3 milioni all’anno). Il Patto per Lecce era fatto in virtù di quel piano. La prima delibera di Salvemini era stata bocciata dalla Corte dei Conti e nel 2023 è stato presentato un secondo piano finanziario. Ricordo che per diverso tempo per fare una carta d’identità a Lecce ci volevano 9 mesi: i servizi essenziali erano devastati per mancanza di personale. L’amministrazione Salvemini ha dovuto aumentare l’addizionale comunale per i redditi superiori a 28mila euro, 2 anni fa, per assumere nuovi dipendenti (da 0,8 a 1,2 per mille). Il loro terzo piano è arrivato nel 2024 e su questo i giudici contabili hanno chiesto chiarimenti. Salvemini non ci ha dato alcuna risposta sulla norma che ha portato a questa nuova delibera, che in realtà conferma che si poteva percorrere un’altra strada».

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