LECCE - «La Corte ritiene pienamente condivisibili le valutazioni espresse dal Tribunale in tema di non conformità dei permessi di costruire e delle autorizzazioni paesaggistiche alla strumentazione urbanistica ed alla normativa paesaggistica e ambientale». Si tratta di un passaggio delle motivazioni della sentenza di appello, sulle presunte irregolarità per la realizzazione del «Twiga beach club» di Otranto in località Cerra. Sulla vicenda giudiziaria, in sostanza, le assoluzioni disposte dai giudici di secondo grado riguardano soltanto la contestazione di occupazione abusiva, mentre sulle vicende corruttive pende tuttora il processo di primo grado.
La Corte di Appello, come si ricorderà, ha assolto a dicembre con formula piena due imputati, condannati in primo grado per occupazione abusiva del demanio marittimo. Si tratta dell’ex sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, nel ruolo di progettista (3 anni e 9 mesi di reclusione in primo grado) e Raffaele De Santis, di Otranto, legale rappresentante della società «Cerra» (3 anni e 3 mesi). E si legge nelle motivazioni: «Non è assolutamente emerso che l’introduzione nell’area demaniale per la esecuzione della scala… su un preesistente varco di accesso alla scogliera, abbia realizzato anche una invasione ed occupazione del demanio». E ancora, la Corte ha disposto l’assoluzione dal reato di abuso d’ufficio, poiché depenalizzato, per i tre imputati tra cui anche Emanuele Maggiulli, di Muro Leccese, all’epoca dirigente comunale (4 anni in primo grado). Revocata inoltre la confisca dei manufatti della struttura. La Corte di Appello ha poi pronunciato il non doversi procedere per falso, per sopraggiunta prescrizione, nei confronti di Cariddi e Maggiulli.
Già in primo grado, i giudici della seconda sezione dichiararono la prescrizione del reato di abusi edilizi.
Nelle motivazioni della sentenza di Appello si legge ancora: «Come correttamente ritenuto dal Tribunale, anche le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate sono del tutto illegittime». E infine: «Non v’è l’evidenza della prova dell’insussistenza dei fatti, né che taluno degli imputati non li abbia commessi».
Nel 2017, ci fu il sequestro probatorio del lido in costruzione. E l’imprenditore Flavio Briatore, titolare all’epoca dei fatti, del marchio Twiga, attraverso la propria società, sospese l’accordo con la Cerra s.r.l. L’anno dopo, arrivò anche il decreto di sequestro preventivo per la struttura. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Gianluca D’Oria, Antonio Quinto, Roberto Eustachio Sisto, Adriano Tolomeo, Andrea Sticchi Damiani.
Ricordiamo che dopo la sentenza di secondo grado vi sono state una serie di polemiche con un video messaggio di Flavio Briatore che ha in sostanza bacchettato la magistratura per un’inchiesta conclusasi in una bolla di sapone.
La Procura viceversa ha diffuso una nota in risposta all’imprenditore nella quale ha chiarito che solo per il reato di occupazione abusiva i giudici avevano pronunciato l’assoluzione, che l’abuso d’ufficio era nel frattempo stato depenalizzato e che per le ipotesi accusatorie di corruzione il processo è ancora in corso.