LECCE - E’ trascorso troppo tempo e oggi non si può dire né che sia stato un suicidio, se il comportamento di qualcuno lo abbia indotto, tantomeno che si sia trattato di un omicidio. E’ la conclusione - a quanto viene riferito - dell’inchiesta sulla morte di Ivan Ciullo, il dj salentino di 34 anni trovato impiccato ad un albero di ulivo all’alba del 22 giugno 2015, nelle campagne di Acquarica del Capo. Il pm di Lecce, Donatina Buffelli, ha avanzato al gip una nuova richiesta di archiviazione del fascicolo d’indagine che aveva ereditato nel luglio 2023 dalla collega Maria Vallefuoco. Buffelli aveva però cambiato il reato ipotizzato da istigazione al suicidio ad omicidio, indagando per la prima volta un collaboratore dello studio di registrazione del dj e l’uomo con cui Ivan aveva avuto una tormentata relazione sentimentale.
Ma le indagini, con nuove intercettazioni, interrogatori e consulenze informatiche, non avrebbero sortito per il pm nuovi elementi per imprimere una vera svolta all’inchiesta. Si tratta della quarta richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura leccese alle quali la famiglia si è sempre opposta non credendo all’ipotesi suicidaria. Per i consulenti della famiglia, Ivan sarebbe stato strangolato e successivamente impiccato ad un albero per simulare il suicidio. La parola ora torna di nuovo al gip che potrebbe disporre nuove indagini, l’imputazione coatta o accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura.