lLECCE - Luci e ombre sulle performance di Asl Lecce: tempi rispettati in tutte le prestazione con il codice di priorità B (Breve da effettuarsi entro 10 giorni), ma solo il 38 per cento delle visite cardiologiche con i codici prioritari D e P sono erogate nei tempi previsti (30 giorni per la D e 120 per la P). In generale la situazione è positiva in quanto per tutte le altre visite monitorate su prescrizione del ministero della Salute i tempi sono rispettati mantenendo una media vicina al 90 per cento nelle diverse classi di priorità. Questa la «sentenza» di Cittadinanzattiva che con il suo «Rapporto civico sulla salute 2024» ha scandagliato uno studio sulle visite specialistiche erogate nel 2023. Secondo l’organizzazione i dati «forniscono elementi di riflessione sul federalismo sanitario, sulla sua articolazione organizzativa, capacità di amministrare e di fornire risposte ai cittadini in termini di servizi e assistenza».
La premessa apre il grande tema delle difficoltà di accesso alle cure sanitarie da parte dei cittadini, determinate soprattutto da liste d’attesa bloccate (31,1%), lunghe attese o difficoltà a contattare il Cup o a programmare visite (complessivamente il 20%). Secondo Cittadinanzattiva è in crescita anche il fenomeno della rinuncia alle cure, che spiega il decremento del numero totale delle prestazioni erogate nello scorso anno: a livello nazionale il decremento medio è dell’8 per cento.
Ma c’è un dato preoccupante che riguarda i pazienti oncologici: la capacità di rispettare i tempi previsti per la somministrazione delle prestazioni peggiora in 17 regioni su 21 e migliora solo in Lombardia, Umbria e nella Provincia autonoma di Bolzano. In più, come dato generale, c’è la questione intramoenia: circa il 56 per cento di chi apre il portafoglio ha un tempo di attesa inferiore ai 10 giorni; circa il 30 per cento ottiene una visita specialistica tra gli 11 e i 30 giorni, al massimo 60 giorni se si tratta di una prestazione strumentale. Per visite ed esami solo il 14 per cento deve attendere oltre i tempi massimi di erogazione della prestazione. Accade, di solito, per esami più rari come ad esempio l’elettromiografia, un esame che permette di valutare la funzionalità di nervi e muscoli, utile nella diagnosi e valutazione di diverse patologie neuromuscolari e di compressione di nervi periferici. Un esame che per il manuale Rao (un documento che fissa i tempi di attesa in cui devono essere erogate le prestazioni fissando i codici di priorità) non può essere erogato con il codice B e che costringe chi ha necessità di effettuarlo in tempi brevi a rivolgersi alla sanità privata.
Cittadinanzattiva, presentando nei giorni scorsi il rapporto, ha tenuto a precisare che «liste di attesa, difficoltà nell’accesso ai Pronto soccorso e pochi servizi sul territorio restano in testa alle preoccupazioni dei cittadini. “Un fermo immagine che stentiamo a superare”». Insomma, l’organizzazione mette, ancora una volta, il dito nella piaga, ossia nelle difficoltà di accesso alle cure sanitarie sull’intero territorio nazionale. Nel rapporto, basato sulle segnalazioni dei cittadini, è specificato che «su 24.043 segnalazioni dei cittadini nel 2023 (in crescita di 9.971 rispetto all’anno precedente), quasi una su tre - il 32,4%, +2,8% rispetto al 2022 e +8,6 rispetto al 2021 - fa riferimento al mancato accesso alle prestazioni».
In aumento anche la difficoltà nel rapporto tra cittadini, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta; accesso ai Pronto soccorso, ai ricoveri e alle dimissioni.