Sabato 06 Settembre 2025 | 18:41

Anziani, malati ma esclusi dalle Rsa: i drammi sulle spalle delle famiglie pugliesi

 
Gaetano Gorgoni

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Gaetano Gorgoni

Anziani, malati ma esclusi dalle Rsa: i drammi sulle spalle delle famiglie pugliesi

La storia di Maria da Lecce: «Ho dovuto lasciare il lavoro per assistere mia madre»

Domenica 27 Ottobre 2024, 11:48

È allarmante il numero di anziani non autosufficienti abbandonati a cure inadeguate e in attesa di un posto nelle Rsa, che troppo spesso vanno a intasare i pronto soccorso di ospedali sempre più carenti di personale. Parliamo di storie di vita drammatiche, come quella di Maria Capriati, che faceva la soccorritrice del 118 a Lecce, costretta abbandonare il lavoro per seguire sua madre, 82enne malata grave di Alzheimer.

Questa è solo una delle tante famiglie abbandonate a se stesse in Puglia, con una paziente che avrebbe bisogno di cure, sorveglianza e terapie adeguate per 24 ore al giorno. Maria ha lanciato un appello su Change.org per chiedere l’accesso gratuito alle Rsa per le persone con malattie gravi che non possono ricevere le cure necessarie in casa. La petizione ha superato in poco tempo le 32mila firme ricevendo il supporto di tanti caregiver in tutta Italia che ogni giorno assistono, spesso in solitudine e con mille difficoltà, un familiare infermo.

«Mia madre è affetta da Alzheimer da cinque anni, necessita di cure h 24, non deambula e ha bisogno di continua assistenza - afferma Maria - La situazione peggiora giorno dopo giorno: le cure casalinghe non sono più adeguate perché mancano le attrezzature adatte».

Le liste d’attesa sono un limbo terribile per troppe famiglie pugliesi con anziani non autosufficienti a carico, oppure con disabili gravi. Le autorità sanitarie pugliesi sembrano non capire che il problema è strettamente legato agli ospedali pubblici, che spesso vedono i loro pronto soccorso trasformarsi in grandi reparti di geriatria. Impossibile pagare privatamente, senza l’aiuto del pubblico, per una persona normale.

Maria spiega che le strutture specializzate purtroppo non sono accessibili: «Per quelle pubbliche c’è una lista d’attesa che nella migliore delle ipotesi va dai 7 ai 12 mesi, oltre a un costo medio mensile di 1.600 euro che è comunque superiore alla pensione di mia madre. Per evitare l’attesa mi sono rivolta alle strutture private che hanno un costo medio di 2.500 euro al mese. Dovrei poi aspettare alcuni mesi prima che passi in un regime convenzionato per ricevere il contributo dell’Asl che è tra i 900 e i 1.000. È comunque troppo oneroso». Secondo gli ultimi dati Inp, salari e pensioni nella media superano di poco i mille euro netti al mese, con un gap di 400 euro rispetto al Nord: impossibile sostenere i costi di gestione di un anziano non autosufficiente senza l’aiuto della sanità pubblica. La cura quotidiana grava interamente su Maria che a tempo pieno, come migliaia di altri caregiver, si prende cura della madre. «Mi rendo conto di avere risorse e attrezzature limitate - aggiunge Maria - mia madre dovrebbe ricevere cure adeguate in una struttura specializzata, a casa diventa sempre più difficile».

Per ha lanciato la petizione sulla piattaforma online Change.org con una richiesta chiara e precisa: «Rsa gratuite per chi è affetto da malattie non gestibili a casa. Le circostanze finanziarie di una persona non dovrebbero mai impedire di ricevere l’aiuto medico di cui ha bisogno», si legge nel testo dell’appello. Una richiesta tanto più urgente dato dal gran numero di persone nella stessa condizione. «Questa situazione non è solo mia - aggiunge Maria - molti altri con problemi di salute simili vivono la stessa lotta quotidiana. Nella nostra società, ci sono molte persone affette da malattie che non possono essere gestite nel loro ambiente familiare, e che con una misera pensione, non possono permettersi di pagare rette così alte delle strutture Rsa».

I numeri sono chiari e anche i vertici della sanità pugliese ammettono il grande gap con il Nord. A parità di popolazione l’Emilia-Romagna ha 32mila posti accreditati, mentre la Puglia è ferma a 7.000 (dovrebbe salire a 10mila prossimamente, ma solo la metà sono già accreditati e contrattualizzati).

«Finché non avremo gli stessi soldi di altre regioni sarà difficile fare le stesse cose», afferma lapidario al telefono il presidente della Regione Puglia e assessore alla Sanità, Michele Emiliano. E Vito Montanaro, direttore del Dipartimento Promozione della salute, è ancora a caccia delle risorse per attuare la delibera della giunta regionale 880/2023, che impone una ricognizione dei posti accreditati nelle Rsa per aumentarne il numero. Il dirigente aveva assicurato che avrebbe avuto il quadro chiaro entro fine settembre e invece ammette che non è ancora verificato l’ammontare delle risorse disponibili per aumentare i posti letto «e comunque il procedimento non sarà definito in tempi brevi». «Occorrerà trovare prima le risorse finanziarie per coprire ulteriori acquisti».

Nel Salento quella dei posti letto è una vera e propria emergenza: a Lecce ce ne sono 1.150 autorizzati, ma meno di 750 accreditati e contrattualizzati. Poi bisogna mettere in conto 400 posti ancora da accreditare, rimasti vacanti e circa 94 avanzati da strutture che hanno chiuso (residuati da accreditare). Bisogna tenere presenti i numeri, che sono drammatici: in provincia di Lecce su quasi 800.000 residenti ci sono circa 10mila demenze riscontrate: un incremento annuo fino al 5%. Intanto nelle Rsa si temono licenziamenti del personale perché le tariffe non sono state adeguate all’aumento dei costi post covid e guerre (sono basate sulle rilevazioni del 2019). Servono le risorse per una svolta non più rinviabile.

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