MIGGIANO - «Non ho mai costretto nessuno a seguirmi, è Cristo che mi difende». Dopo le accuse di violenza privata mosse nei suoi confronti, è il «santone» Kadir, intervistato dalla Rai e da altre tv, a intervenire sull’indagine della Procura che lo ha investito in qualità di “guru” di quella che sarebbe una setta.
A denunciare le costrizioni nei confronti degli adepti è stato un genitore della provincia di Foggia. Il figlio 47enne vive con altri adepti nella casa di Kadir, trasformata in luogo di culto e di «purificazione». La famiglia del 47enne ha chiesto l’ausilio di un avvocato e di una criminologa dopo aver valutato il suo stato di salute. Le accuse di aver spinto alla denutrizione e all’accattonaggio alcuni adepti vengono respinte da Kadir, figlio di una donna di Miggiano e di un uomo originario del Marocco, che ha avuto esperienze lavorative sia come operaio edile che come militare.
«Io sono qui ad attuare semplicemente la parola di Dio - sostiene Kadir - non sto tenendo nessuno a digiuno. Le persone che sono con me hanno creduto, mi stanno ascoltando, mi stanno seguendo, stanno cercando di attuare ciò che il Cristo comanda loro di fare».
Il presunto santone è convinto del suo operato nel segno della fede e giustifica ogni sua azione. Quella che in molti definiscono setta, per lui sarebbe solo un gruppo di persone che stanno seguendo l’esempio di Cristo. Kadir, 44 anni, afferma di essere stato chiamato nel 2007 a una missione evangelizzatrice avendo ricevuto il potere di conoscere ogni cosa attraverso il «sesto spirito». Conferma di usare anche i social invitando a credere chi lo vuole. Tra le sue prove ci sarebbero il digiuno e l’astinenza sessuale, pratiche che servirebbero alla crescita spirituale dell’individuo. «Ognuno deve vivere seguendo l’esempio della Croce - ha ribadito Kadir - anche se perseguitato, umiliato, deriso e maltrattato. Io parlo in maniera aperta, non forzo nessuno a legarsi a me».