C’è l’ok per 222 assunzioni, ma per infermieri e operatori socio-sanitari bisognerà aspettare il concorso unico regionale. Allora Asl Lecce va a caccia di professionisti a cui dare un incarico a tempo determinato. Lunedì scorso, infatti, è stata inviata, ai primi 150 nominativi della graduatoria per incarichi temporanei, la richiesta di disponibilità a sottoscrivere un incarico a tempo determinato. L’incarico avrà la durata di un anno e la convocazione per la firma del relativo contratto a tempo determinato deve avvenire entro e non oltre 10 giorni dalla data di convocazione.
Si tratta di assunzioni aggiuntive che vanno a sommarsi a quelle del Piano assunzionale approvato a ottobre dello scorso anno le cui procedure per i reclutamenti previsti sono in corso, ma i sindacati storcono il naso.
Francesco Perrone, segretario regionale e territoriale della Fsi-Usae, è netto: «La giunta regionale ha dato il via libera a 2.300 assunzioni nelle Asl pugliesi. A quanto pare sono disponibili 70 milioni per aggiornare i piani 2024/2025 che partiranno dal mese di luglio potenziando l’assistenza ospedaliera. Riteniamo che le risorse da destinare alle assunzioni, siano del tutto insufficienti per cui non è possibile garantire i modelli organizzativi ed un miglioramento dei servizi ai cittadini. La politica quindi dovrebbe individuare ulteriori risorse da destinare alle Aziende sanitarie pugliesi. I 70 milioni di euro destinati alle Asl non sono sufficienti per l’attivazione delle Centrali operative territoriali, gli Ospedali di Comunità, Case di comunità, infermieristica di famiglia e di comunità secondo il DM 77/2022 e secondo i modelli organizzativi ospedalieri previsti dal DM 70/2015».
Insomma i soldi non sono sufficienti. Questo il punto indicato da Perrone. Per le 222 unità del Piano assunzionale integrativo ci sono 8.472.823,13 euro. Con il Piano approvato a ottobre erano state autorizzate 209 assunzioni che, sommate alle 222 attuali, portano a 431 i reclutamenti per il triennio, a cui si aggiungono le stabilizzazioni. La spesa autorizzata a ottobre scorso, è di circa un milione sotto il valore di quella sostenuta per i pensionamenti pari a 10.322.855,92 euro, a questi si aggiungono 122 incarichi (come responsabili di unità semplici dipartimentali, ad esempio) per un costo di 2.652.530,07 euro e un totale di 12.975.385,99 euro a fronte di 13.949.787,09 euro di pensionamenti da qui al 2024.
Accanto alle assunzioni le stabilizzazioni. Quelle autorizzate a ottobre erano 242, ma ci sono altri 172 professionisti che hanno maturato i requisiti per l’assunzione a tempo indeterminato che dovranno superare una selezione pubblica. Si tratta, infatti, di quei professionisti chiamati in “soccorso” del sistema sanitario al momento della pandemia senza essere passati per un concorso, passaggio indispensabile per l’accesso al pubblico impiego così come detta la Costituzione italiana. Quando il Covid impazzava non si poteva certo attendere i tempi di un concorso e quindi si viaggiava reclutando chi dava disponibilità. Ci sono stati diversi infermieri e operatori socio-sanitari che si sono dimessi dal settore privato in cui erano impiegati per cogliere l’opportunità del pubblico impiego, ma ora dovranno passare per un concorso per far valere il loro diritto. Quindi fra assunzioni, incarichi e 183 profili vari, la partita riguarda 514 professionisti mentre le stabilizzazioni possono arrivare a 414 per un totale complessivo di 928 unità sanando anche situazioni di professionisti che svolgono incarichi e non hanno ancora un ruolo dal punto di vista contrattuale.