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«Iancu, un paese vuol dire», lo spettacolo che racconta il Sud e la sua storia in scena a Caprarica

 
Pantaleo Rollo

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Pantaleo Rollo

«Iancu, un paese vuol dire», lo spettacolo che racconta il Sud e la sua storia in scena a Caprarica

Di e con Fabrizio Saccomanno e Francesco Niccolini, l'appuntamento è per venerdì 22 marzo nella Chiesa del Crocifisso

Giovedì 21 Marzo 2024, 17:50

CAPRARICA - "Iancu, un paese vuol dire", è il titolo dello spettacolo teatrale di e con Fabrizio Saccomanno e Francesco Niccolini, in programma domani sera, venerdì 22 marzo 2024, alle 20,45 nella suggestiva cornice della chiesa del Crocifisso a Caprarica di Lecce, nell'ambito della rassegna "Palpito, a teatro il cuore batte più forte".

Questo è il racconto di una giornata, di una domenica dell’agosto del 1976 in cui la grande Storia, quella con la S maiuscola, invade la vita e le strade di un paese del Salento. Un famoso bandito, fuggito dal carcere di Lecce due giorni prima, è stato riconosciuto mentre si nasconde nelle campagne del paese. Inizia così una tragicomica caccia all'uomo che coinvolge un po’ tutti, bambini compresi. Ma questo non è solo il racconto di una giornata. E’ il racconto di un’infanzia e degli inganni e le illusioni che la circondano. Ed è soprattutto il racconto di un’epoca. Attraverso gli occhi di un bambino di otto anni viene ricostruito il mosaico del ricordo: uno strano e deformato affresco di quegli anni nel profondo Sud.

Un Sud che oggi non c’è più, piazze e comunità che si sono svuotate e si sono imbarbarite, o sono state svendute. Con quegli occhi a volte spalancati, altre socchiusi, altre ancora addormentati e in sogno, si racconta un mondo, frammenti di storia e di uomini e di donne, di battaglie tra bande e rivali e giochi pericolosi.
Nessuna cartolina, nessuna nostalgia: è un mondo duro, cupo, eppure comico e grottesco. Un mondo fotografato un attimo prima di scomparire. Un mondo di figure mitiche, contadini, preti, nonni, libellule, giornaletti e una gran voglia di diventare grandi, chissà poi perché.

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