Una situazione a specchio, a un anno esatto di distanza. Giorno più giorno meno. Gli incendi dolosi di auto a Lecce e provincia, nel 2024 appena iniziato, prolungano il vecchio trend e restano simboli evdienti e strumenti di intimidazione rapida e d’impatto. I numeri del 2023 consegnano al nostro territorio una maglia nera, con un quarto posto della provincia di Lecce dietro a Caltanissetta, Foggia e Vibo Valentia.
Lo Stato non sta a guardare. Le forze dell’ordine lavorano con una lente di riguardo e consegnano in parallelo risultati sotto gli occhi di tutti.
L’ultimo è l’arresto eseguito ieri dai carabinieri a Surbo di un 31enne, Marco Zecca, accusato di aver dato alle fiamme la Fiat Panda di un 55enne. A incastrare il piromane, le telecamere di videosorveglianza. Dietro l’accaduto, piccoli dissidi personali. L’autore del gesto aveva chiesto l’intervento dei carabinieri lanciando l’allarme per sviare le indagini.
E di colpevoli ne sono stati assicurati, alla giustizia, negli ultimi mesi (un arresto un mese fa, un altro a dicembre e via a ritroso). Eppure la scia di fuoco non si arresta e non passa giorno che da nord a sud del Salento delle auto non vadano a fuoco.
La tipologia del fenomeno è spesso riconducibile a dissapori e contrasti di natura privata, molto spesso relazioni finite male, divisioni di beni familiari, situazioni lavorative, litigi di vicinato. ma anche criminalità. In questo quadro magmatico, la variabile indipendente pericolosa quanto le altre chiude il cerchio: l’emulazione, il piacere fine a se stesso di lasciare il segno, leggere dell’impresa sui giornali e godere di una possibile impunità
Le indagini sono complesse e lunghe, a meno che l’attentatore non commetta errori marchiani (come nel caso di Surbo), le fiamme si propagano in fretta, la punibilità è relativa e si traduce nella maggior parte dei casi in una denuncia.
Un anno fa la risposta dello Stato era stata la convocazione del comitato per l’ordine e la sicurezza in modalità «extra moenia», non nelle sale leccesi della prefettura, bensì a Casarano. Non a caso. In quella porzione di territorio, il fenomeno meritava e merita tutt’oggi un discorso a parte. Si parla di nuovi assetti della criminalità locale. L’incendio dunque, decriptato dagli addetti ai lavori racconta di debiti di droga, attività di impresa taglieggiate e necessità di stabilire chi comanda, tra vecchie e nuove leve, carcerazioni e ritorni alla libertà. Le denunce sono poche o nulle, tra paura e omertà. Il che non agevola il lavoro degli investigatori.
Il sigillo sul fenomeno arriva dall’ultima semestrale della Direzione Investigativa Antimafia: «Trattasi generalmente di episodi di natura dolosa - è messo nero su bianco - Tuttavia non risultano presentate denunce avente carattere estorsivo, anche se per alcuni episodi che hanno visto coinvolti imprenditori quali soggetti danneggiati, si ritiene probabile la matrice estorsiva. Ci sono fondati motivi per ritenere che le organizzazioni criminali siano in fase di ridefinizione dell’assetto organizzativo sul territorio, che tuttora è in fase di studio da parte degli uffici investigativi, in quanto non sono ancora chiari i nuovi assetti di comando, nonché le nuove attribuzioni di gradi ed assegnazioni ai livelli di vertice».
Oggi, a febbraio appena iniziato, già una decina di mezzi sono andati in fumo. L’allarme, in realtà mai scomparso, ritorna e interviene anche la politica. Il deputato salentino di Forza Italia, Andrea Caroppo denuncia: «Il fenomeno nel Salento sta assumendo numeri davvero allarmanti, anche nel 2024 non c’è notte senza che si verifichi un atto incendiario. Un quadro a dir poco preoccupante. Per questo motivo, chiederò ufficialmente al Prefetto di Lecce di convocare il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica allargato ai rappresentanti della Procura della Repubblica».
La malapianta può essere estirpata se l’azione è plurale. Ognuno per le proprie competenze. E sì che lo Stato lavora, ma i risultati, va da sé, potrebbero essere maggiori e definitivi, con l’aiuto del cittadino.
Una soluzione? Non ce n’è mai una sola davanti a fenomeni così eterogenei e diffusi. Se la «marcatura a uomo» è impossibile, affidarsi solo alle forze dell’ordine stando fermi a guardare crogiolandosi nell’omertà non consente rapide inversioni di rotta.