LECCE - Le retribuzioni dei dipendenti del settore privato di Lecce e provincia sono basse. Certo, al di sotto della media nazionale. Nell’anno 2022 i 169.953 lavoratori del settore – eccetto gli operai agricoli e domestici – hanno percepito una retribuzione media di 15.043 euro, contro una media nazionale che si aggira su valori ben al di sopra: 22.839 euro, compreso l’imponibile previdenziale e i contributi a carico del lavoratore.
Più nello specifico, lo studio condotto dall’Osservatorio economico Aforisma, diretto dal data-analyst Davide Stasi, evidenzia che i 115.080 operai hanno percepito una retribuzione media annua di 12.471 euro; i 46.674 impiegati di 19.527 euro; i 1.761 quadri di 58.002 euro); i 483 i dirigenti di 85.807 euro; i 5.861 apprendisti di 10.897 euro e i 94 assunti con altre qualifiche di 26.789 euro. Dati che dicono di retribuzioni scarse, indotte – come spiega Stasi – anche da forme di contratto atipiche e da un abuso dei contratti stagionali. Così, ad esempio, nel settore turistico.
«Nel turismo, ovvero nelle attività di alloggio e ristorazione – spiega il data analyst -, operano ben 31.105 lavoratori ma la retribuzione media è di appena 7.324 euro, per via dei tanti, troppi, contratti atipici e stagionali. È il settore che da più lavoro in termini numerici ma spesso si celano situazioni di precariato e sfruttamento. Seppur nel nostro ordinamento, non esista un livello minimo di paghe fissato per legge, l’articolo 36 della Costituzione riconosce il diritto, per il lavoratore, ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Tale articolo – continua Stasi – va letto unitamente all’articolo 39 della Costituzione che attribuisce ai sindacati, previa registrazione, il potere di stipulare contratti collettivi di lavoro vincolanti per tutti i lavoratori appartenenti alla categoria cui il contratto si riferisce e ciò da parte di una delegazione unitaria di tutti i sindacati registrati, ognuno rappresentato in proporzione ai propri iscritti». Ma, proprio la mancata applicazione di queste norme determina le criticità più evidenti. Due, spiega Stasi, in particolare. «La mancata estensione nei confronti di tutti i lavoratori appartenenti alla medesima categoria dell’efficacia dei contratti collettivi e una proliferazione degli stessi. Nel manifatturiero – spiega ancora - la retribuzione media è di 18.245 euro, nel commercio di 14.762 euro, nella sanità di 16.984 euro, nell’istruzione di 13.903 euro».
La retribuzione media annua, inoltre, si differenzia per età e genere. Tra gli stagionali più donne che uomini. Con un gender gap di 4.690 euro.
E con le novità, scarse, della legge di bilancio alle porte. «La Legge di bilancio 2024 – dice ancora Stasi - non riserva grandi novità per i lavoratori dipendenti del settore privato. Anche se le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef previste dalla Manovra comporterebbero un incremento del reddito disponibile familiare dell’1,5 per cento in media, pari a circa 600 euro annui. Inoltre – aggiunge Stasi – l’articolo 6 prevede, per l’anno 2024, una disciplina più favorevole per i beni ceduti e i servizi prestati al lavoratore medesimo. Il regime transitorio più favorevole consiste nell’aver elevato il limite di esenzione da 258 euro (per ciascun periodo d’imposta) a 2mila euro per i lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico e a mille euro per gli altri lavoratori dipendenti».