Sabato 06 Settembre 2025 | 02:52

Sogliano Cavour, licenziato, perseguita l'ex datore di lavoro: condannato

 
Vincenzo Sparviero

Reporter:

Vincenzo Sparviero

Lecce tribunale nuova

Dovrà scontare 7 mesi. Inviava all'imprenditore minacce via whatsapp e messanger pretendendo la riassunzione

Venerdì 22 Settembre 2023, 13:07

SOGLIANO CAVOUR - Quel licenziamento non gli andava proprio giù. Così, ha deciso di prendere di di mira quello che era il suo datore di lavoro fino a rendergli la vita impossibile.

A conclusione del processo per stalking, P. T. - un 67enne di Sogliano Cavour - è stato condannato a sette mesi di reclusione. Ad emettere la sentenza è stata la giudice monocratica del Tribunale di Lecce Giovanna Piazzalunga, che probabilmente ha tenuto in conto una serie di attenuanti sottolineate dal difensore del licenziato.

Il condannato pretendeva la riassunzione, sebbene l’imprenditore avesse estinto nei suoi confronti qualsiasi pendenza.

Tra le minacce e le molestie ricevute frasi come: “Ti uccido” oppure “Hai una relazione con la segretaria”.

Nel datore di lavoro si è così insinuata una condizione di paura e un continuo stato d’ansia che non lo avrebbero fatto vivere serenamente. Per questa ragione, aveva presentato due denunce nei confronti del suo ex dipendente

La storia è piuttosto datata. Il licenziamento, infatti, risale ad ottobre del 2016.

Una decisione che il dipendente non ha mai accettato tanto da adire alle vie legali per ottenere quanto gli spettasse sotto il profilo economico chiedendo anche la riassunzione. Stando alle accuse, non si sarebbe fermato a questo: avrebbe così avviato una campagna di molestie e intimidazioni nei confronti dell’imprenditore e anche di alcuni suoi famigliari. Messaggi su whatsapp e messenger intimidatori con frasi del tipo “Ti uccido” oppure “Alle 8 fatti trovare davanti all’Ispettorato alle 10 alla Finanza oggi ho verbalizzato all’Ispettorato l’avvenuto comportamento tuo poi tocca a carabinieri, finanza e Inps e Inail mo preparati tra poco denuncia ufficio delle entrate a Inps per lavoro nero ed evasione fiscale”.

Tra i destinatari delle intimidazioni anche un socio dell’imprenditore al quale l’ex dipendente avrebbe confidato di avere «un istinto omicida» nei confronti dell’imprenditore e di «volerlo rovinare economicamente e di rendergli la vita impossibile».

Il condannato non si sarebbe placato neppure quando tutte le pendenze erano state liquidate, tanto che il suo ex datore di lavoro ha dovuto presentare un’integrazione di denuncia dal momento che quel che aveva fatto fino a quel momento era servito a ben poco.

La sentenza prevede per la parte civile, assistita dall’avvocata Ester Nemola, un risarcimento in separata sede.

Ora ci sono tre mesi per il deposito delle motivazioni. Dopo l’avvocato Stefano Maggiulli, che difendeva l’imputato, potrà presentare ricorso in Appello.

Sembra che il condannato abbia in qualche modo sempre giustificato il suo comportamento adducendolo ad uno stato psicologico profondamente scosso per problemi di carattere familiare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)