Sabato 06 Settembre 2025 | 15:58

«Ha dato fuoco alla pineta per parcheggiare più auto», altre accuse per l'imprenditore dopo l'indagine a Gallipoli

 
Pierfrancesco Albanese

Reporter:

Pierfrancesco Albanese

«Ha dato fuoco alla pineta per parcheggiare più auto», altre accuse per l'imprenditore dopo l'indagine a Gallipoli

Altre accuse per Cesario Faiulo: incendio boschivo e deturpamento di bellezze naturali

Giovedì 14 Settembre 2023, 12:27

16 Settembre 2023, 09:01

GALLIPOLI - Sotto i colpi della bramosia espansionistica degli imprenditori finivano tutti. Persone e cose. Ma anche beni naturali e paesaggi sottoposti a vincoli e tutele. E poi - per volontà dei presunti promotori dell’associazione, il 57 enne Cesario Faiulo su tutti - bruciati. Il tutto allo scopo di trarne parcheggi per gli avventori della discoteca Ten, riconducibile allo stesso Faiulo.

Questi i fatti che arricchiscono il faldone dell’indagine legata al presunto strapotere dell’imprenditore originario di Casarano, ma con il fulcro delle attività a Gallipoli. Figura chiave dell’inchiesta che ha condotto a 51 indagati, 3 arresti e beni sequestrati per 30 milioni di euro, scoperchiando un’associazione – promossa per gli investigatori da Faiulo e dal suo presunto factotum ed ex assessore di Gallipoli, Emanuele Piccinno, anch’egli arrestato – che contava su una rete di insospettabili: politici, tecnici del comune, militari e agenti che consentivano lo sfruttamento intensivo della costa, in spregio a ogni norma o tutela paesaggistico-ambientale.

Così anche con le aree verdi attorno a una delle attività a lui riconducibile, la discoteca Ten di Gallipoli, sacrificate – malgrado la copertura di norme per la salvaguardia della macchia mediterranea – sull’altare di nuovi parcheggi per gli avventori del locale.

I fatti sono quelli legati all’incendio che il 21 giugno del 2019 ha devastato una vasta zona prospiciente al locale: si parla di un ettaro finito in preda alle fiamme appiccate, per gli inquirenti, su mandato dello stesso Faiulo, e che sono costate l’intervento congiunto di vigili del fuoco, Arif e forestale. A chiamare i soccorsi lo stesso Faiulo, identificato dagli inquirenti, però, anche come il mandante dell’atto. A dirlo anche la conversazione tra Piccinno e il luogotenente dei carabinieri in servizio presso il comando provinciale di Lecce Salvatore Corrado (indagato e sospeso dalle funzioni), captata dagli inquirenti. Dice Piccinno: «È venuto Marco ora (Fumarola)… mi ha detto che là Cesario ha dato … (stava per dire prima di tacitarsi: Cesario ha dato fuoco al parcheggio)… il parcheggio è andato a fuoco … il parcheggio di Cesario… fuori … dove lo usa per parcheggiare le macchine».

Per gli inquirenti la conversazione è inequivocabile, anche in virtù di quella frase – Cesario ha dato fuoco – che Piccinno stava per pronunciare, tradendosi, e che fu stoppata dall’altro interlocutore, Salvatore Corrado. Versione suffragata anche da un’altra conversazione captata tre giorni prima dell’incendio. A parlare sempre Piccinno che in riferimento ai terreni diceva: «Qua ora dà tutto a fuoco. Meglio, così noi entriamo un po’ di macchine, non se lo toglie mai quel vizio». E tanto a significare di una volontà – poi attuata nei giorni successivi – di cui Piccinno sarebbe stato a conoscenza e che costa ora a Faiulo l’accusa di incendio boschivo, in aggiunta all’associazione e altri reati di cui sono tacciati gli indagati – corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falso ideologico, frode in processo penale e depistaggio, turbata libertà degli incanti - tra cui anche un ex funzionario regionale, Antonio Vincenzo Salvatore Fasiello, per il secondo troncone dell’inchiesta legato a presunta mala gestio della dismissione degli immobili ex Ersap.

LA NOTA: CI COSTITUIREMO PARTE CIVILE

«Ci costituiremo parte civile nel processo che vede come responsabile un proprietario/gestore di un lido a Gallipoli. Incendiare un bosco per utilizzare gli spazi per aumentare i posti auto a pagamento non è tollerabile! Siamo convinti, ed oggi ne abbiamo conferma, che dietro i numerosi incendi estivi che affliggono la nostra estate salentina vi siano, per alcuni di essi, interessi economici. Bruciare un bosco distruggendo esseri viventi, vegetali e animali che in essi vi abitano, è un ignobile e abominevole reato non più accettabile. Auspichiamo che le pene che saranno inflitte siano di esempio per un futuro divenendo un deterrente per futuri malfattori». Questo il contenuto della nota diffusa da Maria Teresa Corsi, circ. Verdi Ambiente e Società Onlus - Lecce.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)