Sabato 06 Settembre 2025 | 18:56

Taviano, chieste 3 condanne per i presunti abusi nella comunità psichiatrica

 
Angelo Centonze

Reporter:

Angelo Centonze

Taviano, chieste 3 condanne per i presunti abusi nella comunità psichiatrica

Ipotizzati stalking, maltrattamenti ed estorsioni nei confronti di ospiti e dipendenti. Sotto accusa direttore e amministratori

Mercoledì 14 Dicembre 2022, 13:10

TAVIANO - La Procura chiede tre condanne nell’ambito del processo su di una serie di presunti soprusi nei confronti degli ospiti e dei dipendenti di una comunità psichiatrica di Taviano.

La pm Simona Rizzo, al termine della requisitoria dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale (presidente Roberto Tanisi, a latere Elena Coppola e Giovanna Piazzalunga), ha invocato la condanna alla pena di 6 anni e 4 mesi di reclusione per Martino Dario Federico, 74enne di Lecce, direttore di una comunità riabilitativa psichiatrica di Taviano e 6 anni per l’amministratrice di fatto, Rosaria Villani, 65 anni di Lecce ed 1 anno e 4 mesi per Roberto Scigliuzzo, 34enne di Gallipoli, dipendente della struttura.

Federico e Villani rispondono dei reati di stalking, maltrattamenti, estorsione. Invece, Federico e Scigliuzzo devono difendersi anche dall’accusa di tentata somministrazione di medicinali guasti. Sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Corleto, Francesco Vergine e Francesco Zacà che discuteranno nella prossima udienza fissata per il mese di aprile del 2023. Subito dopo è prevista la sentenza dei giudici. Invece due operatori socio sanitari della struttura si sono già costituiti parte civile con l’avvocato Francesco Fasano.

Le indagini, condotte dai militari della Guardia di Finanza, presero il via da una serie di denunce. I fatti si sarebbero verificati tra il 2013 ed il 2017. Secondo l’accusa, Federico e Villani, avrebbero molestato un’operatrice socio sanitaria della struttura riabilitativa, con frasi denigratorie del tipo: «Ma perché non te ne vai? Tu qua vieni a passare il tempo!». Non solo, imponendole anche turni massacranti. Inoltre avrebbero chiesto a quest’ultima e ad altri operatori la restituzione di parte delle somme ottenute a titolo di retribuzione (mediamente dai 100 ai 300 euro), minacciando di licenziarli.

La Procura ritiene inoltre che i pazienti fossero costretti a vivere in condizioni igieniche precarie. In più, i due imputati imponevano un regime alimentare inconsistente, negando il consumo di carne e offrendo i medesimi generi alimentari ogni mattina a colazione e trascuravano di tenere sotto stretta osservazione un ospite che si provocava lesioni.

Invece, Scigliuzzo e Federico avrebbero cercato di somministrare agli ospiti della clinica medicinali scaduti conservati vicino ad altre confezioni ancora valide all’interno di un armadietto a cui solo i due imputati potevano accedere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)