Professore Fabio Pollice, rettore dell’Università del Salento, tutte le città pugliesi aspirano ad ospitare una facoltà di medicina. Cosa sta succedendo, in Puglia è esplosa la corsa a «medicalizzare» la società? E’ la conseguenza del dramma Covid-29?
«Per carità, nessuna corsa competitiva. E’ il caso di dire che il nostro progetto viene da lontano. Tutto ha avuto inizio nell’autunno del 2019 quando sono stato eletto rettore. Negli organi dell’università era maturata con forza la proposta di istituire il corso di laurea in ingegneria biomedica. Abbiamo accelerato le procedure e il 28 febbraio 2020 il consiglio di dipartimento di ingegneria ha approvato il progetto del corso, già in fase istruttoria di accreditamento al ministero. E’ il primo anno accademico e gli iscritti sono 198. Un successo straordinario. Abbiamo lavorato come forsennati, stretto intese. La proposta di Medicina nasce con il dialogo, in primo luogo con le università di Bari e Foggia. Stiamo procedendo insieme con un approccio fortemente cooperativo. L’obiettivo comune è rafforzare il sistema pugliese evitando prima di tutto i doppioni. La nostra iniziativa è quindi integrativa, cioè si riferisce ad ambiti disciplinari non coperti».
Fabio Pollice è ordinario di geografia economico-politico. A Lecce è arrivato nel 2001, insieme alla famiglia. Da Napoli, dove ha studiato e insegnato all’università Federico II. «Qui ci troviamo benissimo, mia moglie ripete che non si staccherebbe da Lecce per tutto l’oro del mondo».
Il rettore ha una capacità di iniziativa incredibile, stargli dietro è difficile. Le parole ricorrenti: empatia, interazione, alleanze, benessere integrale, intese locali, nazionali e globali, e poi ricerca, ricerca, ricerca per raggiungere l’eccellenza anche nella didattica. Da quando è rettore, i posti per ricercatore sono cresciuti di oltre 90 unità. Una quarantina finanziati dalla regione, altri 50 in fase di inserimento grazie al programma del ministro dell’università e della ricerca Gaetano Manfredi, già rettore della Federico II. Unisalento, un tempo solo università di Lecce, è sempre meno provinciale. Ricercatori e docenti arrivano e decidono di trasferire qui famiglia e progetti di vita. Una piccola città «globale», insomma grazie all’università. «Abbiamo già molte telefonate, docenti di medicina sono pronti a trasferirsi a Lecce, non solo pugliesi, ma di altre regioni e da altre nazioni europee».
Il progetto di Pollice è ambizioso, tra qualche giorno è atteso il rettore dell’università Humanitas di Milano, dove sta nascendo Human Technopole nell’area ex Expo.
«Ci sprona il modello Milano. Humanitas e il Politecnico procedono insieme, si va oltre i confini della Medicina intesa in senso tradizionale. Noi a luglio abbiamo formalizzato l’intesa sul Distretto biomedico del Salento insieme al Consiglio nazionale delle ricerche Nanotec, al Centro biomolecolare dell’Istituto italiano di tecnologie e alla Medtronic, una multinazionale che fornisce dispostivi e servizi che stanno cambiamento profondamente il modo di fare sanità. Il nostro progetto è di passare dagli aspetti curativi, cioè dai soli interventi per risanare la malattia, alle presa in carico della persona nel senso integrale del suo benessere. Ecco, la nostra università deve formare le nuove figure professionali che saranno i protagonisti del cambiamento. Per questo realizzeremo un’integrazione tra Medicina e Ingegneria biomedica. Dopo i sei anni di Medicina un anno di Ingegneria, perché i medici devono conoscere da subito le nuove tecnologie che stanno innovando la pratica sanitaria. Abbiamo le risorse umane per farlo. I nomi? No, indico solo il coordinatore del progetto, il professore Pietro Alifano, ordinario di microbiologia generale, del dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali».
Abbiamo incontrato il rettore di Unisalento alle 9 di ieri mattina, nel suo ufficio presso l’ex convento di Santa Maria del Carmine, piazza Tancredi, nel cuore di Lecce. In tempi normali, il rettorato pulsa di un via vai interminabile anche Tra Natale e Capodanno. Giovani studenti interagiscono tra di loro e con i docenti. Qui utilizzano spazi dedicati. Ieri mattina il rettore era al suo posto, primo incontro con il direttore generale De Benedetto. I conti sono in ordine. Le iscrizioni sono andate bene. I soldi. Come finanziare Medicina? Pollice accoglie la domanda con un sorriso. I suoi collaboratori rivelano che il rettore è incontenibile nella capacità di impegno. Ha parlato con il ministro e incontrato il presidente della regione Emiliano. Due via libera decisivi. Manfredi ha detto che il progetto di Lecce è coerente con la programmazione nazionale. Emiliano, in una lettera di intenti, si è impegnato a finanziare l’investimento. L’intervista si chiude, e Pollice subito accende il suo portatile per un dialogo online con un giovane studente. «Sia chiaro – conclude – per me la formazione migliore è quella in presenza. Senza interazione diretta e in presenza con gli studenti non c’è formazione d’eccellenza».