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Lecce, l’Università avvia le grandi opere: ecco il progetto per recuperare l'ex Manifattura Tabacchi

 
Emanuela Tommasi

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Emanuela Tommasi

Lecce, l’Università avvia le grandi opere: ecco il progetto per recuperare l'ex Manifattura Tabacchi

L’emergenza non ferma l’attività: il rettore Fabio Pollice analizza la situazione

Domenica 17 Maggio 2020, 11:38

«L’obiettivo, e il dovere, è trovare le soluzioni per supportare l’economia locale». Il rettore dell’Università del Salento porta un’iniezione di fiducia al territorio. Davanti alla situazione drammatica procurata dalla pandemia da Coronavirus, il professor Fabio Pollice, «napoletano ma innamorato del Salento», mette in campo tutti gli strumenti, e l’impegno, per creare gli stimoli per andare avanti ed una nuova classe imprenditoriale. Dall’inizio dell’emergenza, l’Ateneo non si è mai fermato. Anzi, ha portato avanti i progetti già avviati ed ha lavorato ad altri. Così che i mezzi messi in campo per superare l’emergenza sono diventati strategia per il futuro. A cominciare dalla teledidattica.

Rettore, l’emergenza Covid ha imposto la didattica on line e la discussione di esami e tesi di laurea da remoto. Fino a quando pensa che andrà avanti così?
«Quello di sviluppare la teledidattica era già negli obiettivi del mio mandato, come soluzione integrativa. A novembre avevo già cominciato a lavorare in quella direzione, e quando, a febbraio, abbiamo cominciato a comprendere i rischi del contagio, ho pensato che era doveroso dare subito avvio al progetto. In due settimane avevamo già coperto tutta l’offerta didattica, con oltre 800 corsi attivi. Abbiamo avuto una risposta eccellente sia dal personale tecnico-amministrativo sia dagli studenti. In pochi giorni seguivano già in 10mila, e poi sono arrivati a 15mila. Praticamente tutti gli studenti, considerando che gli iscritti sono 17.500 ma molti hanno terminato il percorso di studi e devono solo laurearsi».

Quanto è stata apprezzata la nuova modalità?
«Abbiamo avuto un ottimo feedback dal punto di vista della qualità della didattica erogata. Comunque, abbiamo sviluppato un’analisi per valutare il merito e il prossimo 29 maggio, in un’apposita conferenza, la curatrice professoressa Stefania Pinnelli presenterà i risultati alla comunità accademica. L’obiettivo resta sempre quello di migliorare la performance didattica. Per questo dobbiamo confrontarci con i dati e capire se ci sono stati errori, e quindi correggerli, e con i nuovi elementi affrontare il prossimo semestre. Al momento, posso dire che il feedback è eccellente, forse uno dei migliori a livello nazionale perché siamo partiti per tempo in maniera intelligente e perché abbiamo affiancato all’attività didattica le iniziative che hanno riempito di contenuti gli spazi lasciati vuoti dall’assenza delle attività in presenza».

Per esempio?
«Un appuntamento è “il quarto d’ora accademico”, durante il quale alcuni docenti si sono prestati a sviluppare riflessioni su inviti alla lettura. Un’iniziativa se vogliamo marginale ma per la quale abbiamo avuto ben 13mila visualizzazioni. Poi abbiamo dedicato, a partire dal “Dante day”, un ciclo di riflessioni sulla “Divina commedia”, ed anche per questo c’è stato un grande successo. Senza dimenticare che siamo stati i primi a creare uno Sportello psicologico, un’idea che ci è venuta proprio perché avvertivamo la difficoltà di molti studenti ma anche di colleghi afferenti al personale tecnico».

Che riscontro c’è stato?
«Ha avuto successo soprattutto con gli studenti, i quali hanno espresso una serie di problemi soprattutto legati all’angoscia, dovuta all’indeterminatezza del periodo».

E per la cosiddetta ripresa?
«Sto organizzano la “fase 3” in maniera da renderla estremamente flessibile. Quella che ho ideato ritengo sia la soluzione migliore. Sappiamo che lo scenario potrebbe mutare di giorno in giorno, perciò ci stiamo attrezzando con tecnologie molto flessibili per iniziare, a settembre, con quella che ho chiamato modalità parallela integrata, in cui si alternano fasi di didattica in presenza a fasi di didattica in remoto. I corsi saranno tenuti dai docenti in aula, dove ci saranno posti riservati a quegli studenti che chiederanno di prendere parte alle lezioni. Coloro i quali rimarranno a casa seguiranno in teledidattica, ma in condizioni migliori di quelle attuali. Inoltre, abbiamo pensato anche ad una attività di “mentoring”: docenti che incontreranno piccoli gruppi di studenti per sviluppare con loro attività specifiche. Un modulo didattico assolutamente innovativo».

A settembre si presenterà anche il problema dei trasporti pubblici per gli studenti.
«Sto già lavorando per questo con il sindaco (Carlo Salvemini, ndr). Mi incontrerò a breve con lui e con i responsabili della società dei trasporti pubblici (Sgm, ndr). Devo essere sicuro che, alla ripresa, dopo l’estate, ci siano condizioni di sicurezza sul trasporto pubblico per gli studenti».

Qual è lo scoglio più grande che sta affrontando?
«Ci troviamo in una crisi economica difficilissima. E, intanto, siamo preoccupatissimi per la situazione economica degli studenti e delle loro famiglie, sulle quali grava il pagamento delle tasse universitarie. Il ministro ha dato un’indicazione molto forte; ci aspettiamo una altrettanto forte dalla Regione. Io, in qualità di presidente del Curc, ho fatto una sollecitazione affinché vengano prese misure idonee a supportare le famiglie per sostenere le tasse. Da parte nostra, abbiamo cercato di portare serenità. Va in questo senso la presentazione di piano di orientamento on line che sta avendo grande successo, e che non sarebbe stato possibile in presenza. Invece, così riusciamo ad entrare nelle scuole, nelle famiglie. Gli studenti sono molto angosciati. Io sto facendo in modo che la maggior parte dei test universitari da selettivi diventino valutativi. Successivamente costruiremo un percorso formativo integrativo per recuperare il gap. Questo è un grande segnale di fiducia nel territorio».

Cosa può fare l’Università, per un territorio che vive di turismo e di cultura, in un momento in cui sono fortemente penalizzati?
«Le difficoltà di un territorio che vive sul turismo sono notevoli. Prima è stato funestato, dal punto di vista ambientale, paesaggistico ed anche economico, dalla Xylella. Ora siamo entrati in una crisi sanitaria. Io credo che il territorio abbia bisogno di fiducia. Per quanto mi riguarda, devo trovare soluzioni per supportare l’economia locale: l’Università è in rapporto simbiotico col sistema economico».

Cosa significa concretamente?
«Stiamo portando avanti alcuni piani di sviluppo territoriale, stiamo lavorando sul masterplan della Terra d’Otranto, dobbiamo proiettarci in una dimensione di sviluppo sostenibile. Dobbiamo sì risolvere i problemi correnti ma anche dare fiducia per il futuro. Il fatto, di questi giorni, che una grossa azienda del settore ristorazione non apra più è un segnale pericolosissimo: significa che non ci sono fiducia né stimoli ad andare avanti. L’Università deve creare lo stimolo, deve creare una nuova classe imprenditoriale, deve lavorare nel territorio per ricostruire le basi del tessuto produttivo. È molto difficile ma ci stiamo lavorando. Da una indagine fatta insieme con la Camera di commercio per capire le prospettive, è emerso che la situazione è drammatica».

Non ci sono segnali incoraggianti?
«Proprio l’altro giorno ho avuto un contatto con l’amministratore delegato di una delle più importanti aziende del settore biomedicale a livello mondiale, che ha deciso di investire nel Salento. Sono molto orgoglioso di questo».

Qual è il dialogo con le istituzioni del territorio?
«Quest’emergenza ci ha insegnato quanto sia importante costruire un modello di sviluppo legato alle esigenze della nostra comunità. Dobbiamo lasciare alle spalle le contrapposizioni tra Province, o tra Comuni. Tra le due polarità regionali - l’area del Barese e la Terra d’Otranto - non ci deve essere competizione ma strategia collaborativa, per lavorare insieme su prospettive complementari. Abbiamo il dovere di dialogare di più con le province di Taranto e di Brindisi con un progetto forte, che non sia il Grande Salento ma progetto di complementarietà, funzionale allo sviluppo della base economica locale».

Con i finanziamenti del Decreto Rilancio sarà possibile stabilizzare i tanti ricercatori precari?
«Sicuramente questa possibilità di finanziare cinquemila posti di ricercatore è molto positiva. Una delle mie più grandi angosce è quella di dare una prospettiva ai nostri giovani ricercatori che in questo momento vivono una condizione di precarietà assoluta, economica e di prospettiva professionale e di vita. Purtroppo, non si può nascondere che la ricerca privata nel Mezzogiorno è inesistente, sono pochissime le imprese che investono in innovazione. E il Governo non ha compreso il settore strategico delle Università del territorio nell’economia nazionale. C’è un altro problema che ancora non è stato preso in considerazione. Ed è quello che ora i divari economici diverranno divari culturali, perché le famiglie non avranno i soldi per iscrivere i figli alle Università. E quelli che si iscriveranno ricadranno nella no tax area, con una percentuale vicina al 50 per cento. Senza risorse, non sarà possibile portare avanti l’attività accademica e fare ricerca ad alto livello. Dal Ministero riceviamo solo una quota parte, che non consente di sopravvivere. Per ridurre i divari ci vogliono politiche perequative, che però non esistono».

L’epidemia ha fermato gli interventi per l’edilizia?
«Per nulla. Anzi, devo ringraziare tutti coloro i quali hanno lavorato in remoto, l’ufficio tecnico in particolare, per portare avanti la progettazione. Abbiamo chiuso le progettazioni per tutto il Piano per il Sud, che vale 50 milioni di investimento. In questo momento dire che l’Università immetterà sul mercato 50 milioni di euro vuol dire che siamo istituzione che sta investendo sul futuro. Per esempio, abbiamo voluto realizzare due progetti per due immobili ad Ecotekne di una innovazione incredibile, con livelli di sostenibilità unici. Come per esempio quello ad S, a significare il Salento, per dare un segnale. Dobbiamo recuperare il valore della bellezza come elemento costitutivo, non il solito progetto, ma qualcosa che testimonia la nostra capacità creativa. Poi, in collaborazione con il Comune e con privati stiamo lavorando al progetto bellissimo per la riqualificazione dell’ex Manifattura tabacchi (in via Birago, ndr). Si tratta di un progetto museale curato dal Dipartimento di Beni culturali, una iniziativa unica nel suo genere. Ma con il Comune stiamo lavorando anche ad un altro intervento per la rifunzionalizzazione di un’altra struttura comunale. Praticamente non si è fermato nulla, anzi».

Qual è la chiave di questo lavoro?
«Sto cercando di creare un clima si serenità, che in questo momento è molto importante. Dobbiamo essere resilienti, l’Università dev’essere resiliente, capace di adattarsi a diverse condizioni, flessibile, innovativa. Sono orgoglioso di come stia reagendo il Salento e l’Università, e molto grato a tutte le persone che stanno lavorando con me».

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