GALLIPOLI - Una nuova specie mai rinvenuta al mondo nel parco «Litorale di Punta Pizzo»: è il «Fiordaliso di Punta Pizzo».
L’ufficialità della scoperta è arrivata solo ora, ma risale al 2013, quando il naturalista Roberto Gennaio, di Taviano, nel corso di un’escursione ha rinvenuto una pianta in piena fioritura della famiglia delle «Asteraceae o Compositae». In un primo momento, gli studi tassonomici hanno portato a identificarla come una variante di «Centaurea seridis subsp. sonchifolia» mai rinvenuta in Puglia. Insieme all’amico farmacista e cultore di flora locale Quintino Giovanni Manni, di Alliste, Gennaio ha confrontato la pianta con specie simili presenti negli erbari universitari italiani, europei e del Nord Africa e con esemplari arrivati dalla Sicilia. Naturalmente è stata consultata anche la vasta bibliografia sulle Centauree. Un lungo studio tassonomico, che ha portato a una conclusione inaspettata: la Centaurea non corrispondeva a nessuna specie nota.
Il nome scientifico assegnato alla pianta è «Centaurea akroteriensis», dall’antico nome del luogo del rinvenimento, «Capu te Cutreri». Ma, per i non addetti ai lavori, è il «Fiordaliso di Punta Pizzo». «Lo studio, dopo essere stato sottoposto alle rigorose valutazioni di referees botanici internazionali - spiegano Gennaio e Manni - è stato pubblicato il 19 marzo 2020 su Phytotaxa, rivista mondiale di sistematica, botanica e biodiversità. Presto verrà inserita negli aggiornamenti della checklist della flora pugliese e nel Libro rosso delle specie rare».
Ma perché una pianta che non passa di certo inosservata non è stata mai notata prima? «Probabilmente - spiega Gennaio - perché la zona non è stata ritenuta importante in passato sotto l’aspetto floristico, oppure non è stata investigata durante la fioritura». L’augurio degli studiosi, ora, è di incontrare il sindaco di Gallipoli e i carabinieri forestali per intensificare la tutela dell’area.
Interviene anche Maurizio Manna, di Legambiente: «Il nostro Parco ha dovuto superare l’incredulità di chi ne contestava la realizzazione per le sue modeste dimensioni ignorando che ciascuna area protetta ha il valore specifico dei luoghi poco popolati e poco frequentati. La scoperta di questo ennesimo tesoro, oltre a testimoniare come la storia di un territorio si possa raccontare anche attraverso le popolazioni botaniche, ne dimostra la ricchezza di biodiversità».