Caso gasdotto a Palazzo Chigi

Tap, sindaco Melendugno da Conte per dire no. Palazzo Chigi: stop costerebbe troppo

Redazione on line

«Questo progetto si ferma perché Tap ha commesso delle illegalità e illegittimità: ci sono errori progettuali e falsificazione dei documenti, quindi si ferma non per responsabilità politica ma per responsabilità di Tap stessa». Lo ha detto il sindaco di Melendugno, Marco Potì, prima di entrare a palazzo Chigi per la riunione sul Tap convocata dal premier Conte. «Se il governo va avanti - ha aggiunto - ci comporteremo come ci siamo comportati con il governo Pd». Il sindaco ha ribadito: «posso affermare che non ci sono documenti per fare il calcolo tra costi e benefici. Non ci sta nessun accordo che preveda penali, ci sono solo - ha concluso - supposizioni fatte da Azerbaijan».

«Salvini in Salento, non più tardi di un anno fa, dichiarò: 'sono contrario al gasdotto ma è un pò tardì. Oggi dice che è un’opera vantaggiosa per il paese. Voglio chiarire che il 10% di sconto in bolletta non esiste da nessuna parte. Salvini dove lo ha appreso, in un birreria?». Lo ha detto il sindaco Melendugno, Marco Potì, prima di entrare a palazzo Chigi per la riunione convocata dal premier Conte sul gasdotto Tap.

Ma l’esito della riunione a Palazzo Chigi non ha dato l’esito sperato. E ciò traspare dalle prime dichiarazioni rese dal ministro per il Sud, Lezzi, che pur precisando che serviranno altre 24/36 ore per verifiche, ha detto che il percorso per uno stop è stretto e che un eventuale revoca sarebbe un costo troppo alto da far pagare al paese per una causa di risarcimento danni.

Il gasdotto Tap che collegherà l'Azerbaijan all’Italia con approdo attraverso una condotta sottomarina a San Foca di Melendugno, in Salento, è completato al 98% in Grecia e Albania (qui a breve sarà inaugurato il cantiere sulla costa), mentre subisce rallentamenti via terra in Puglia a causa di un sequestro disposto dalla Procura di Lecce, di un’ordinanza del Comune di Melendugno e di un divieto normativo sullo spostamento di un migliaio di ulivi presenti su 7 degli 8 km del tracciato del gasdotto prima del primo novembre.

Per terra, in Puglia, Tap ha finora realizzato il 'pozzo di spinta per il microtunnel', mentre restano da costruire 1,5 km di tracciato del microtunnel e 8 km della pipiline che si connetterà al gasdotto nazionale. Per compiere i lavori in mare è invece arrivata a Brindisi una nave di 60 metri, la Adhemar D/Snt Venant, che dovrà installare sull'exit point del microtunnel marino delle palancole verticali che dovranno disconnettere l’area da dove sbucherà la talpa del microtunnel con l’area marina circostante per proteggere l’ecosistema marino.

I rallentamenti via terra sono causati dal sequestro probatorio di un’area del tracciato della pipiline di circa un km disposto dalla Procura di Lecce il 26 aprile scorso. I pm ipotizzano la violazione della prescrizione contenute nella Valutazione di impatto ambientale (Via) nel cantiere chiamato cluster 5 da dove erano stati espiantati 448 ulivi per consentire la costruzione del microtunnel del gasdotto. Oggi, dinanzi al gip di Lecce, è stata discussa la richiesta di dissequestro di Tap e il giudice si è riservato di decidere.

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