Lunedì 08 Settembre 2025 | 23:16

Famiglia del dj Navi denuncia pm

 
Redazione on line

Reporter:

Redazione on line

Famiglia del dj  Navi denuncia il Pm

Il luogo dove fu trovato il cadavere di Ivan Ciullo

A tre anni dalla morte di Ivan Ciullo, in arte 'Navì, il deejay trovato impiccato il 22 giugno del 2015 ad un ulivo nelle campagne tra Taurisano e Acquarica del Capo, i genitori hanno presentato una denuncia-querela nei confronti del pm titolare dell’inchiesta

Mercoledì 20 Giugno 2018, 17:55

17:56

LECCE - A tre anni dalla morte di Ivan Ciullo, in arte 'Navì, il deejay trovato impiccato il 22 giugno del 2015 ad un ulivo nelle campagne tra Taurisano e Acquarica del Capo, i genitori hanno presentato una denuncia-querela per omissione di atti d’ufficio nei confronti del pm di Lecce Carmen Ruggiero, titolare dell’inchiesta. Il magistrato è accusato di aver chiesto in ritardo l’acquisizione delle celle telefoniche agganciate sia dal cellulare in uso alla vittima sia dai dispositivi elettronici dell’unico indagato nell’indagine: in questo modo avrebbe comportato la perdita dei dati, materiale che è andato distrutto.

La denuncia-querela, presentata dai genitori del Dj attraverso il proprio legale Francesca Conte, è stata presentata ai carabinieri di Acquarica del Capo ed inoltrata per competenza alla Procura di Potenza, competente ad indagare per i reati attribuiti ai magistrati in servizio presso la Corte d’appello di Lecce. Il pm Ruggiero per due volte ha presentato al gip la richiesta di archiviazione, l’ultima fissata davanti al giudice il prossimo 12 luglio per discutere sull'opposizione all’archiviazione avanzata dai genitori di Ivan.

Secondo quanto compare nell’atto di denuncia, il pm nonostante il gip Vincenzo Brancaccio, il 27 febbraio 2017, avesse chiesto un ulteriore approfondimento investigativo, disponendo l’acquisizione delle celle telefoniche agganciate sia dal cellulare in uso alla vittima sia da smartphone, tablet e utenze in uso all’uomo, unico indagato nell’inchiesta, con cui Ivan aveva intrattenuto contatti fino all’ultimo, avrebbe conferito l’incarico al consulente tecnico solo il 21 giugno successivo, oltre il tempo previsto perché le compagnie telefoniche possano fornire la documentazione integrale del traffico storico, messaggi in entrata e uscita, nonché la localizzazione delle celle. Materiale che è andato tutto distrutto. Un ritardo che per il legale della famiglia avrebbe comportato la perdita di elementi fondamentali per le indagini ed ad oggi irripetibili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)