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Crak Cirio, al via il processo

Crak Cirio, al via il processo

 
Crak Cirio, al via il processo

Venerdì 14 Marzo 2008, 00:00

18 Ottobre 2025, 19:06

ROMA - Un crack che ha mandato in fumo oltre mille milioni di euro con migliaia di risparmiatori, che avevano investito nell'ex colosso alimentare di Stato, rimasti con le tasche vuote. È questo lo scenario nel quale, si apre a Roma il processo per la vicenda Cirio: un processo con 35 imputati tra cui l'ex presidente di Capitalia Cesare Geronzi (ora presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca) l'ex patron del gruppo alimentare Sergio Cragnotti e l'ex banchiere Giampiero Fiorani.

Bancarotta per distrazione, documentale e preferenziale, falso e truffa: questi i reati contestati, a seconda delle singole posizioni, dalla procura di Roma. Alla sbarra, oltre a Cragnotti, tutta la sua famiglia: il genero, Filippo Fucile, la moglie Flora Pizzichemi, i figli Sergio, Andrea Elisabetta e Massimo. Processo anche per ex dirigenti di primo piano della Banca di Roma e esponenti eccellenti della finanza e del mondo bancario.
Esce dalla vicenda, invece, l'intero ex gruppo dirigente del San Paolo Imi: tra cui gli ex dirigenti del San Paolo: Imi, Rainer Masera, Luigi Maranzana e Massimo Mattera, prosciolti nel frattempo insieme ad altri sei imputati.
Assolto, unico ad aver fatto ricorso al rito abbreviato, Antonio Petrucci, ex componente sindacale di Cirio holding.

La procura ha quantificato la truffa in 1.125 milioni di euro attraverso l'emissione i nove bond dal 30 maggio 2000 al 31 maggio 2002. Ma proprio per tale reato alcuni imputati (tra cui gli stessi Cragnotti e Geronzi) per episodi che risalgono al 2001 potranno beneficiare della prescrizione durante il dibattimento. Il periodo di prescrizione per il reato di truffa è di sette anni e mezzo.
Sono 11 mila i piccoli risparmiatori accertati dai pm romani «vittime» del crack. La maggior parte di loro si sono riuniti in consorzi e si sono affidati a associazioni di consumatori che sono state ammesse come parti civili.

I fatti sui quali i pm Tiziana Cugini, Rodolfo Sabelli e Gustavo De Marinis hanno cominciato ad indagare nell'estate 2003 dopo il mancato pagamento di un bond da 150 milioni di euro, hanno per oggetto numerose fattispecie: distrazioni di denaro; la creazione di «scatole vuote», ossia società finalizzate all'emissione di obbligazioni; i premi pagati alla Lazio campione d'Italia 2000; l'affare Eurolat.
Un capitolo consistente del capo di imputazione riguarda il ruolo delle banche. Secondo la procura, gli istituti di credito coinvolti avrebbero sostenuto il gruppo di Cragnotti nella emissione dei bond. Per quanto riguarda la Banca di Roma, l'accusa è di aver «posto in essere una serie di artifici e raggiri consistiti nell'aver favorito, in qualità di 'joint leader manager', le prime due emissioni obbligazionarie, per un valore di 150 milioni di euro ciascuna, e in qualità di manager l' emissione il 24 maggio del 2005 (per un valore di 200 milioni di euro), nonostante lo stato di dissesto dei soggetti emittenti e garanti, da loro intenzionalmente dissimulato verso l'esterno».

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