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Pedofilia - Il dna conferma: sono i resti del piccolo Silvestro Delle Cave

Pedofilia - Il dna conferma: sono i resti del piccolo Silvestro Delle Cave

 

Sabato 30 Aprile 2005, 20:33

02 Febbraio 2016, 19:14

NAPOLI - La conferma arrivata dall'esame del Dna che i resti trovati nelle scorse settimane in una valigia abbandonata appartengono a Silvestro Delle Cave, il bambino di sette anni violentato e ucciso nel 1997 nel Nolano, ha determinato di fatto la riapertura dell'indagine. Gli inquirenti sono chiamati adesso ad approfondire alcuni aspetti di una vicenda che, fino al ritrovamento della valigia, sembrava chiara nei suoi contorni essenziali.
Perchè due degli indagati raccontarono della distruzione del cadavere, dato alle fiamme dopo essere stato fatto a pezzi? E chi ha nascosto il cadavere in quell'appartamento disabitato di Roccarainola, a poca distanza dal luogo della scomparsa?

Ruota intorno a questi due interrogativi l'indagine che appare più orientata a chiarire i retroscena che destinata a individuare altre responsabilità.
I carabinieri della compagnia Nola ipotizzano infatti che il corpo senza vita di Silvestro sia stato portato in quella casa da qualcuna delle tre persone coinvolte nell'inchiesta, ovvero l'anziano Andrea Allocca (morto in carcere a poche settimane dall'arresto) e i due generi Pio Trocchia (condannato all'ergastolo) e Gregorio Sommese (che tra poco finirà di scontare la condanna per occultamento di cadavere). Per gli investigatori chi aveva nascosto il cadavere nella casa intendeva ritornare a riprenderlo per farlo sparire definitivamente una volta che la pressione delle forze dell'ordine nella zona si fosse attenuata.
Un piano non realizzato - ipotizzano gli inquirenti - perchè i tre finirono invece in carcere. Una circostanza che indurrebbe ad escludere sotto il profilo logico l'esistenza di uno o più complici, che nel corso di questi anni si sarebbero sicuramente recati in quella casa per portare via il corpo di Silvestro.

Non si può comunque escludere in maniera assoluta il coinvolgimento, sia nella storia degli abusi sia nell'occultamento del cadavere, di altre persone. I magistrati della procura di Nola, nel tentativo di non lasciare nulla nell'ombra, hanno interrogato in carcere Trocchia e Sommese. A quanto si è appreso il primo ha mantenuto l'identico atteggiamento di chiusura totale manifestato durante il processo (si è sempre detto innocente, all'oscuro di tutto), mentre Sommese avrebbe affermato di non essere in grado di ricordare nulla.

Chi invece reclama una rivisitazione dell'intera vicenda è l'avvocato Roberto Bellogi, uno dei legali di Trocchia. Il penalista parla di accuse «false e calunniose» fatte all'epoca da Allocca e Sommese quando coinvolsero Trocchia e raccontarono della distruzione del cadavere con fuoco di legna, una circostanza quest'ultima dimostratasi inventata alla luce degli sviluppi. L'avvocato afferma che sulla storia è stata fatta «giustizia sommaria» per le pressioni dell'opinione pubblica e, dopo aver sottolineato che c'è stato «il coinvolgimento di un innocente» chiede esplicitamente all'autorità giudiziaria di riaprire il caso con «indagini serie e approfondite».

L'esame del Dna è stato eseguito dal Racis dei carabinieri sullo scheletro ritrovato a Roccarainola il 12 aprile in una valigia Samsonite chiusa col silicone. I resti del bambino, assassinato a Cicciano l'8 novembre del 1997, sono stati verificati come geneticamente compatibili con i genitori. Rosaria Petrone, madre del ragazzo ucciso, aveva già riconosciuto le scarpette da ginnastica che il bambino aveva ai piedi il giorno della scomparsa, mentre andava a scuola (frequentava le elementari nel rione Gescal); erano venuti fuori poi l'orologio, la polo rossa, infine un crocifisso d'oro, tutti riconosciuti come appartenenti al figlio.

«Non può finire così, il nostro dolore merita che sia fatta piena giustizia - ha detto Giuseppe Delle Cave, padre di Silvestro - diverse cose non quadrano. Per anni si è creduto che il bambino fosse stato ucciso e il corpo distrutto, poi si scoprono i resti in una valigia. Oltre il dolore su di noi si è rovesciato un terremoto. Sono tante le domande a cui bisogna dare risposta». «Ora voglio giustizia, devono pagare tutti quelli che mi hanno tolto mio figlio», ha detto Rosaria.
La salma sarà presto restituita ai genitori, come ha disposto la procura di Nola. Nei prossimi giorni si deciderà anche la data dei funerali.
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