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Ex Ilva, concluso il primo incontro del comitato tecnico sul gas. Scatta il sit in delle associazioni contro l'Aia

 
Redazione online

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Taranto, l'ex Ilva allo Stato? Per gli ambientalisti non è la soluzione

L'ex Ilva di Taranto

Mimit, 'la prossima riunione è prevista per il 23 luglio'

Lunedì 21 Luglio 2025, 19:35

20:21

Tecnici al lavoro per trovare una soluzione all’approvvigionamento di gas per l’ex Ilva di Taranto. Al ministero delle Imprese e del Made in Italy si è infatti tenuta la prima riunione del comitato chiamato a valutare, oltre che le forniture di gas naturale, anche la fattibilità degli impianti Dri necessari a garantire il fabbisogno di preridotto per la produzione di acciaio 'green'. Il prossimo incontro è previsto per il 23 luglio, fa sapere il Mimit, spiegando come l’obiettivo sia tirare le somme entro il 28. Conclusioni, quelle del comitato composto, tra gli altri, da tecnici del Mimit, del Mase e del ministero della Salute, da Snam, Regione Puglia ed enti locali, che saranno propedeutiche alla definizione dell’accordo di programma prevista il 31 luglio a Palazzo Piacentini.

Dieci giorni decisivi dunque per il futuro dell’ex Ilva, con più fronti aperti. Positiva la valutazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: l’Ilva è salva «per tre motivi. Primo, perché il governo ha un chiaro piano strategico per fare dell’Italia il Paese più avanzato in Europa nella siderurgia green. Secondo, perché abbiamo coinvolto Regione ed enti locali nel processo decisionale come mai era stato fatto prima. Infine, perché risponde alle esigenze del sistema industriale italiano». L’obiettivo, sottolinea Urso, è «ricomporre la frattura tra ambiente e industria, lavoro e salute».

Il governo punta alla completa decarbonizzazione con l'attivazione in tre fasi di tre forni elettrici: «Il primo in 4 anni, il secondo nei successivi due e il terzo entro otto anni», ha spiegato Urso. Un piano che ha come obiettivo la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio entro marzo 2026. In attesa che si raggiunta un’intesa, la settimana scorsa è stata rilasciata la nuova Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale e sanitaria, con 470 prescrizioni affinché l’ex Ilva possa continuare a produrre acciaio a Taranto. L’Aia, approvata con il parere contrario degli enti territoriali, è comunque temporanea e verrà rivista a partire da agosto in base all’accordo di programma.

Mentre in parallelo prosegue la trattativa sulla richiesta di cassa integrazione che coinvolge 4.050 dipendenti, di cui 3.500 nel sito di Taranto, non si allenta il pressing dei sindacati sulla questione occupazionale e ambientale. Saranno tre i giorni di assemblee dei lavoratori, dal 22 al 24 luglio, organizzati dalle parti sociali. «Tenere insieme ambiente, salute e occupazione è una condizione imprescindibile», ha dichiarato il segretario generale della Fiom Cgil Taranto, Francesco Brigati, chiedendo al contempo di «accorciare i tempi per la decarbonizzazione».

IL SIT IN A TARANTO

«Siamo qui per dire con forza che non accettiamo un’Aia che continua a uccidere. Portiamo in piazza la voce di una città che pretende giustizia». Così cittadini e associazioni che questa sera si sono riuniti in sit-in in piazzetta Gandhi, accanto alla Prefettura, per dire no al rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l'ex Ilva di Taranto, annunciato dal governo nonostante il parere contrario espresso dal sindaco di Taranto, dal sindaco di Statte, dal presidente della Provincia e dal presidente della Regione Puglia.
«Si autorizza la prosecuzione di un modello produttivo che continua a sacrificare la salute, l’ambiente e la dignità di Taranto», ha sottolineato il movimento Giustizia per Taranto, promotore dell’iniziativa a cui partecipano associazioni e anche esponenti politici. «Non possiamo restare a guardare. A breve si discuterà in consiglio comunale dell’accordo di programma. Serve una reazione forte e determinata. Chiediamo ai consiglieri comunali di dire no a qualsiasi accordo che non punti alla dismissione definitiva degli impianti inquinanti. Non può esistere nessuna «compensazione» accettabile in cambio della nostra salute».
Per l’associazione «Taranto è di nuovo a un bivio, come sessant'anni fa quando si decise di costruire la fabbrica. Non è più tempo di parole generiche, silenzi o accordi al ribasso. O si sta con chi vuole davvero cambiare il destino della città o si finisce per legittimare ed essere complici dell’ennesimo atto criminale».

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