Sabato 06 Settembre 2025 | 00:30

Fra i «papabili» ci sono Parolin e Zuppi ma anche il congolese Besungu

 
Fra i «papabili» ci sono Parolin e Zuppi ma anche il congolese Besungu

In questo Pontificato nominato il 70% degli elettori. Il conclave sarà tra il 6 e il 10 maggio

Martedì 22 Aprile 2025, 07:46

Sono 135, al momento attuale, i cardinali con diritto di voto e che potranno entrare nel Conclave per scegliere il nuovo Papa: in bilico c’è solo la posizione del cardinale spagnolo Carlos Osoro Sierra, che compirà gli 80 anni il prossimo 16 maggio e il conclave, secondo le norme della Universi Dominici Gregis, si tiene tra il quindicesimo e il ventesimo giorno dalla morte del Papa, e quindi, in questo caso, tra il 6 e il 10 maggio, ma se tutti i cardinali elettori si trovano a Roma, l’inizio del Conclave può anche essere anche anticipato. E già da tempo circolano i nomi dei possibili “papabili”, dal segretario di Stato Pietro Parolin all’arcivescovo di Bologna Matteo M. Zuppi, dal patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa all’ungherese Peter Erdo, dal francese Jean-Marc Aveline all’olandese Willem J. Eijk, fino al filippino Luis Tagle per rappresentare la Chiesa asiatica o al congolese Fridolin Ambongo Besungu per impersonare l’eventualità africana, o ancora al brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, per i latinoamericani.

Una quota, quella di 135 elettori, che supera ampiamente la soglia massima di 120 fissata dalla costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo di Paolo VI (1/o ottobre 1975), e confermata dalla Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II (22 febbraio 1996); tuttavia, sia lo stesso Wojtyla sia i suoi successori hanno spesso derogato alla norma.

In particolare, con l’ultimo suo Concistoro del 7 dicembre scorso, il decimo del pontificato, in cui ha creato 20 nuovi “elettori”, è come se il già quasi 88enne papa Francesco avesse voluto costituire una “riserva” stabile, una sorta di soglia di tranquillità nel caso si presentasse appunto la necessità di eleggere un nuovo Pontefice.

Francesco superava così anche i Concistori indetti da Giovanni Paolo II, che ne tenne nove. Papa Bergoglio in tutto ha creato 163 cardinali di cui 133 elettori (al momento della nomina). Ad oggi gli elettori da lui nominati sono 107: un numero che costituisce la stragrande maggioranza dei 135 abilitati a entrare in Conclave (23 quelli creati da Benedetto XVI, ormai solo cinque quelli nominati da papa Woytila), anche se non si può dire che si tratti di un gruppo omogeneo, men che meno monolitico dal punto di vista della visione sulle questioni che riguardano la vita e il governo della Chiesa.

Basti dire che tra chi ha ricevuto la porpora da Francesco c’è un suo fiero oppositore come il tedesco Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della Dottrina della fede con papa Ratzinger (che però non lo fece mai cardinale), e che a Bergoglio non ha fatto mai mancare aspre critiche su vari temi. Lo stesso dicasi anche per diversi cardinali africani, che sui temi etici, o ad esempio sull’approccio verso l’omosessualità, non sono certo in linea con quanto si professa in Europa, e tanto meno con la benedizione delle coppie gay legittimata nel documento Fiducia supplicans.

Quello che sicuramente ha realizzato papa Francesco con il complesso delle sue nomine cardinalizie, comprese le ultime, sono una Chiesa e un Sacro Collegio sempre meno eurocentrici, sempre meno a trazione italiana e occidentale, con uno sguardo attento e puntiglioso alle periferie e alle Chiese “di frontiera” in tutto il pianeta.

Guardando ancora al Conclave, 59 saranno i cardinali provenienti dall’Europa (19 dall’Italia), 37 dalle Americhe (16 dall’America del Nord, quattro da quella centrale, 17 dall’America del Sud), 20 i cardinali dall’Asia, 16 dall’Africa, tre dall’Oceania. E sicuramente le istanze che saranno portate prima nelle congregazioni generali e poi nel voto in Conclave sono rappresentative di una Chiesa meno arroccata sulla difesa di vecchi privilegi e rendite di posizione, più aperta alla cura delle ferite dell’umanità in tutti gli angoli del globo, alla difesa del creato, alle povertà e disuguaglianze in tutte le loro dimensioni, alle periferie, come le definiva Bergoglio, «sia fisiche che esistenziali».

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