«L'oggetto e la finalità non risultano chiari». È il motivo per il quale la Consulta il 20 gennaio ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum sull'autonomia, secondo quanto emerge dalle motivazioni depositate ieri. Per la Corte la sentenza 192 del 2024 ha «profondamente inciso sull'architettura essenziale» della legge, comportando «il trasversale ridimensionamento dell’oggetto dei possibili trasferimenti alle regioni (solo funzioni e non materie), nonché la paralisi dell’individuazione» dei Lep.
«Ne discende che attualmente non c'è modo di determinare i Lep» e la «conseguenza è che risulta oscuro l’oggetto del quesito». Secondo la Consulta risulta obiettivamente oscuro l’oggetto del quesito, «che originariamente riguardava la legge numero 86 e ora riguarda quel che resta della stessa legge a seguito delle numerose e complesse modifiche apportate dalla sentenza numero 192. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta libera e consapevole da parte dell’elettore, che la Costituzione garantisce». Secondo i giudici costituzionali, la «rilevata oscurità dell’oggetto del quesito porta con sé un’insuperabile incertezza sulla stessa finalità obiettiva del referendum. Con il rischio che esso si risolva in altro: nel far esercitare un’opzione popolare non già su una legge ordinaria modificata da una sentenza di questa Corte, ma a favore o contro il regionalismo differenziato». Ammettendo il quesito referendario si avrebbe dunque, secondo la Corte Costituzionale, «una radicale polarizzazione identitaria sull'autonomia differenziata come tale, e in definitiva sull'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di revisione costituzionale».
La sentenza sul referendum per l’Autonomia, secondo il costituzionalista Stefano Ceccanti, «segnala anzitutto che, a seguito della sua precedente sentenza demolitoria, si erano aperti due buchi enormi: è intervenuta la distinzione tra materie e funzioni per cui solo le seconde si possono devolvere; circa la delega sui cosiddetti Lep come conferma ora la Corte, i nuovi criteri non ci sono e quelli vigenti non hanno più efficacia». Esultano il Movimento 5 Stelle e la Cgil che, per bocca del suo segretario confederale Christian Ferrari, si concentra un un passaggio delle motivazioni della Consulta: «In definitiva, la sentenza n. 192 del 2024 ha eliminato gran parte del disposto normativo di cui alla legge n. 86 del 2024, incisa nella sua architettura essenziale, lasciando in vita un contenuto minimo». Di fatto, secondo Ferrari, «la legge Calderoli, anche grazie alla mobilitazione straordinaria che è stata messa in campo, non esiste più».
Quanto agli altri referendum, i giudici hanno sentenziato che il quesito in materia di cittadinanza (il referendum punta ad abbassare da 10 a 5 anni i tempi per i cittadini extracomunitari per ottenere la cittadinanza italiana), è «omogeneo, chiaro e univoco» stabilisce la Corte che ha dichiarato ammissibile . Quanto al referendum per l’abrogazione del decreto attuativo del Jobs Act in materia di licenziamenti illegittimi, anche questo dichiarato ammissibile, la sentenza ha precisato che «all’esito dell’approvazione del quesito abrogativo il risultato di un ampliamento delle garanzie per il lavoratore non si verificherebbe in realtà in tutte le ipotesi di invalidità» del licenziamento. Per la Corte, il referendum chiama il corpo elettorale «a una valutazione complessiva e generale, che può anche prescindere dalle specifiche e differenti disposizioni normative, senza perdere la propria matrice unitaria».