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Quando il presidente Napolitano arrivò a Bari e minacciò Emiliano di querela

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Quando il presidente Napolitano arrivò a Bari e minacciò Emiliano di querela

Nel 2013 si irritò con l’allora sindaco per le dichiarazioni sul presunto salvacondotto per Berlusconi

Lunedì 25 Settembre 2023, 13:19

BARI - C’è una foto, sul sito del Quirinale, che ricorda della visita di Giorgio Napolitano a Bari il 29 ottobre 2013. La stretta di mano racconta meglio di tante parole quanto avvenne quel giorno tra l’allora sindaco Michele Emiliano e il presidente della Repubblica, il primo con gli occhi bassi e il secondo che guarda altrove.

Napolitano quel giorno era a Bari per l’intitolazione del palazzo ex Enel al fratello scomparso, l’architetto Massimo Napolitano che ne fu il progettista insieme a Vittorio Chiaya. E l’incontro con il sindaco, padrone di casa, non fu affatto cordiale, tutt’altro. Napolitano era infatti seccato, a dire poco, per le dichiarazioni che la settimana prima Emiliano aveva rilasciato a «La7» (poi riprese dal «Fatto») in cui evocava l’esistenza di accordo tra Pd e Pdl per garantire un salvacondotto giudiziario a Silvio Berlusconi con il placet del Quirinale. Circostanza che il Colle aveva sempre smentito, e che Emiliano invece dava invece per vera.

Il tema dell’«agibilità politica» di Berlusconi ha agitato per mesi il dibattito politico di quei tempi. Ma si era definitivamente chiusa in estate, quando dal Quirinale era stato chiarito il «no» assoluto del presidente a qualunque ipotesi di interventi ad-personam sull’allora Cavaliere (che poi, dopo la condanna, sarebbe stato dichiarato decaduto da senatore). Napolitano non era disponibile a concedere la grazia a Berlusconi, né tantomeno a subire «ricatti» sulla possibile tenuta del governo in conseguenza dell’(allora imminente) condanna del leader azzurro.

È per questo che, secondo chi assistette all’incontro di Bari (la circostanza all’epoca fu raccontata su queste colonne), il presidente della Repubblica fu estremamente gelido con Emiliano e non mancò di chiedere spiegazioni e manifestargli il suo disappunto. «Guardi - gli disse in sostanza - che se non fossi il presidente della Repubblica avrei dovuto querelarla, perché quello che ha detto oltre che inventato è anche offensivo nei miei confronti». La ricostruzione è ben più di un sapido retroscena, perché l’irritazione del Colle è nero su bianco. «Solo il Fatto Quotidiano crede alle ridicole panzane come quella del “patto tradito” dal presidente Napolitano”», scrisse il 22 ottobre 2013 l’ufficio stampa del Quirinale. «La posizione del presidente in materia di provvedimenti di clemenza è stata a suo tempo espressa con la massima chiarezza e precisione nella dichiarazione del 13 agosto scorso».

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