La paura di perdere il sostegno del Reddito di Cittadinanza fa salire la tensione. Che si scarica sui servizi sociali dei Comuni, sotto pressione per l’aumento di richieste dalle famiglie rimaste fuori per ottenere una presa in carico che consenta di riottenere il beneficio. Salgono le proteste, soprattutto al Sud, e l’Anci, l’associazione dei Comuni, parla di «problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il Reddito di cittadinanza e l’effettiva verifica sugli aventi diritto e delle difficoltà ad avere tutti i dati necessari per redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili».
Dopo gli sms dell’Inps arrivano comunque le prime indicazioni, scritte nero su bianco sui siti del ministero del Lavoro e dell’istituto di previdenza. Le famiglie che hanno avuto il reddito di cittadinanza sospeso che saranno prese in carico dai servizi sociali entro il 31 ottobre riavranno l’assegno fino a dicembre con gli arretrati. Chi non rientra nelle categorie di disagio sociale previste dalla legge insieme alla presenza in famiglia di disabili, minori, anziani o over 60 dovrà attivarsi rapidamente per cercare un lavoro o almeno essere inserito in un percorso di formazione con la possibilità di avere il Supporto alla formazione e il lavoro (350 euro al mese per un massimo di 12 mesi).
Ma i problemi non mancano a partire dai tempi e dalle risorse necessarie per raggiungere tutti coloro che sono in una situazione di disagio. Lo dice l’Anci che lamenta l’impossibilità di avere l’elenco dei nuclei familiari fragili dall’Inps, lo ribadiscono molti comuni e lo sottolinea anche il presidente dell’Ordine gli assistenti sociali, Gianmario Gazzi che lamenta la difficoltà a fare fronte all’aumento di oltre il 50% degli accessi e a comunicare la presa in carico di tutte le persone in situazione di disagio entro il 31 ottobre. Serve una proroga, spiega. I Comuni e le Regioni hanno intanto iniziato a fare i conti con i numeri degli esclusi: a Roma saranno 127mila, in Sicilia 37mila, 1.600 le famiglie lucane coinvolte, 14.700 in Abruzzo, 12 mila in Puglia, a Milano in 3.000 hanno ricevuto il messaggio telefonico di sospensione.
Manca ancora il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), la piattaforma prevista dalla legge che prevede il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione per le famiglie con maggiori fragilità e al Supporto Formazioni lavoro per i cosiddetti attivabili al lavoro, ma chi si è già attivato potrà ricevere il Sfl con gli arretrati una volta che la piattaforma sarà operativa e che i corsi di formazione saranno iniziati. Le domande potranno essere fatte dal primo settembre.
Per la presa in carico da parte dei servizi sociali sarà necessario essere in categorie di particolare fragilità. Il ministero del Lavoro fa l’esempio delle persone in carico per le dipendenze, delle donne vittime di violenza, delle persone in carico ai servizi psicologici per la salute della persona, quelle in carico ai servizi per le malattie psichiatriche e quelle senza fissa dimora.
Il Reddito di cittadinanza «sarà stato sbagliato nella forma, ha dato la possibilità ad alcuni di truffare ma è stato una forma di contrasto alla povertà». Dice il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro.
«La stragrande maggioranza di quelli che trovavo sotto il Comune di Bari, in questi anni non sono venuti più perché con il Rdc hanno avuto la possibilità di mettere il piatto in tavola», ha aggiunto Decaro ricordando che «nel mio territorio c'è una disoccupazione altissima, non è che li mando al centro per l'impiego e il giorno dopo trovano un lavoro. Tante di quelle persone non troveranno un lavoro, perderanno l’assegno che non si chiamerà più Rdc ma sarà una forma di attivazione di un percorso lavorativo che non ci sarà. Le persone secondo voi dove andranno dopo? Non andranno dal Governo o all’Inps, verrano alla porta del Comune tanto è vero che in questi giorni abbiamo ritrovato persone sotto il portone che non vedevamo da tanto tempo».
«Oggi abbiamo il problema del Rdc, tra qualche mese - conclude - non ci ritroveremo più le risorse per gli affitti e per la morosità incolpevole che quest’anno stiamo dando perché l’anno prossimo quelle risorse non ci saranno».
LE PAROLE DI DECARO
«Mi auguro che, se dovessero esserci problemi di tenuta sociale, per evitare fratture dal punto di vista sociale nelle nostre comunità, il Governo faccia un passo indietro». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro intervenendo ad Omnibus su La7 a proposito del reddito di cittadinanza (Rdc).
«Credo che questo sia il momento in cui dobbiamo innanzitutto tenere la comunità unita, cercare di aiutare quelle persone: è una scelta del Governo quella di ridurre il reddito di cittadinanza, eliminarlo per alcuni nuclei famigliari». Il Rdc «non ha cancellato la povertà, però è stato un sistema di protezione, di contrasto alla povertà», ha concluso Decaro.