RICCIONE - Libertà di cronaca e diritti costituzionali, effetti di guerra e pandemia, ma anche diritti sociali, rivoluzione digitale e soprattutto diritti e tutele del lavoro giornalistico. Sono i temi cardine dell’intervento del segretario Fnsi, il barese Raffaele Lorusso, al XXIX Congresso della Federazione nazionale della stampa.
«I segnali di ritorno dell’economia italiana ai trend pre-pandemici non riguardano il settore dell’informazione, dove continuano la caduta verticale dei fatturati e l’erosione del mercato, soprattutto della carta stampata, con gravi ripercussioni sul mercato del lavoro. Dal 2007, anno in cui fecero la loro comparsa l’iPhone e Facebook, al 2019, le copie dei giornali vendute erano passate da 6,1 milioni a 2,6 milioni al giorno (comprese le copie digitali). Quattro anni dopo, i quotidiani vendono poco più di un milione di copie», sostiene, per poi citare il presidente Mattarella e rimarcare «un declino inarrestabile, che richiede la messa a punto di strategie da parte di tutti gli attori del sistema, ma anche una presa di coscienza da parte della politica e dell’opinione pubblica perché, insieme con le copie e i posti di lavoro, vengono meno spazi vitali di democrazia».
Centralità e stato di salute dell’informazione italiana richiamano sempre più alla precarietà del lavoro. «Stiamo celebrando questo Congresso con il contratto sottoscritto con la Fieg in attesa di rinnovo (l’ultimo risale al 2014) - afferma Lorusso al passo d’addio dopo due mandati -. Pensare di ridurre il rinnovo contrattuale, come più volte è stato ripetuto dagli editori, ad una gigantesca operazione di riduzione del costo del lavoro, rendendo strutturali i tagli effettuati con il ricorso alla cassa integrazione guadagni e ai contratti di solidarietà, è un approccio che non può trovarci consenzienti». «Non si può prescindere dall’inclusione. Bisogna portare nel recinto del contratto migliaia di colleghi che sono di fatto lavoratori subordinati perché inseriti nell’organizzazione del lavoro di numerose testate, ma non si vedono riconoscere diritti, tutele e garanzie proprie del lavoro dipendente. La loro condizione offende la loro dignità di persone e di lavoratori», dice ancora, auspicando, tra l’altro la riforma dei principali istituti legati alla professione (legge 416 sull’editoria e sulla stampa del ‘48) .
Importante anche il passaggio sul recepimento della direttiva europea sul copyright. Deve rappresentare il punto di partenza per consentire al settore di recuperare ricavi e risorse adeguate anche per il lavoro giornalistico. Si tratta di un passaggio essenziale perché chi utilizza il lavoro giornalistico per ricavare profitti con la raccolta pubblicitaria e il traffico dei dati deve risarcire chi quel lavoro ha prodotto e in quel lavoro ha investito. Vanno perciò definiti i parametri di un equo compenso che non deve riguardare soltanto le imprese editoriali, ma anche i giornalisti».
Il ministro - «Va sanata la grande piaga del precariato nell’informazione anche attraverso aiuti all’editoria. Occorre riconoscere un contributo per il passaggio di un contratto a tempo determinato giornalistico o di collaborazione ad un contratto a tempo indeterminato, perché il precariato non aiuta l’autorevolezza dell’informazione». Afferma il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, intervenuto a Riccione. «La mediazione del giornalista è ancora fondamentale per avere un’informazione di qualità», prosegue, sollecitando gli editori, chiamati a comprendere «che il web è un’opportunità enorme. Se aumenta l’offerta informativa, devono aumentare anche i giornalisti». Il ministro ha, quindi, ribadito l’intenzione di approvare la legge sull'equo canone per le librerie da parte degli enti pubblici nei centri cittadini.