Prezzi in aumento
Inflazione: fagioli e lenticchie sempre più «salati»
Apprensione nei comuni di Sarconi e Altamura
POTENZA - Sarà per la svolta green nelle scelte di acquisto al dettaglio e nella vocazione sempre più marcata degli italiani a prediligere a tavola prodotti che si identifichino con l’identità del territorio. Fatto sta che nel Belpaese volano i consumi di fagioli borlotti, fave e ceci mentre, è questa la nota dolente, i prezzi all’ingrosso negli ultimi 20 anni sono raddoppiati.
È quanto emerge dallo studio della Bmti, la Borsa merci telematica italiana di Unioncamere, sui dati rilevati nei mercati all’ingrosso della Rete Italmercati dei principali legumi consumati. Cresce negli ultimi venti anni la produzione italiana per fronteggiare l’aumento della domanda ma per molti legumi il prezzo dei listini registra incrementi a doppia cifra. Una situazione che rischia di compromettere soprattutto le produzioni di nicchia e numerose aziende agricole di Puglia e Basilicata strette nella morsa dell’arrivo sugli scaffali della grande distribuzione di prodotti a basso costo e di dubbia qualità.
Sarconi, piccolo centro della Val d’Agri in provincia di Potenza, è il cuore della produzione del fagiolo delle varietà Cannellino e Borlotto e di 20 ecotipi locali che già nel 1996 aveva ottenuto il riconoscimento Igt di Indicazione Geografica Protetta.
«Terra & Acqua» era stato intitolato l’evento di Matera 2019 per celebrare Sarconi Capitale per un giorno. Ma oggi la «piccola Mesopotamia», bagnata dai fiumi Maglia e Sciaura, rischia di vedere vanificati decenni di sforzi per la promozione della sua eccellenza agroalimentare, la cui area di riferimento include altri dieci comuni della Val d’Agri. Nel grido di dolore dei produttori locali per un mercato che ormai sfugge ad ogni logica, sembra riecheggiare il borbottio della pignatta in terracotta utilizzata per cuocere i legumi. «Con gli aumenti dei costi di produzione stiamo perdendo un euro al chilo», afferma Domenico Belisario al timone di una azienda agricola a Sarconi ereditata dal padre Mario e fondata nei primi anni del 1900 dal nonno Domenico. «Nel 2021 pagavamo la nafta agricola 0,74 centesimi adesso 1,60 euro. Poi ci sono i rincari notevoli sul confezionamento: il costo del cartoncino è passato da 0,19 a 0,27 centesimi, la busta per il sottovuoto da 0,7 a 0,14 centesimi, il cartone da imballo da 0,45 a 0,68 centesimi. Sto praticamente fornendo il prodotto ai negozi, a 9 euro al chilo, il prezzo di cinque anni fa ma la massaia che va a fare la spesa, con il potere di acquisto fortemente ridimensionato, difficilmente comprerà la mia confezione di fagioli di Sarconi a marchio Igp e così buona parte della produzione ri
marrà invenduta».
La lenticchia di altamura Osservatorio privilegiato sui legumi è il consorzio di tutela della Lenticchia di Altamura IGP. L’indicazione geografica protetta è stata ottenuta nel 2018. Da quel momento la tendenza è alla crescita costante. Il territorio di produzione comprende 19 Comuni di Puglia e Basilicata. Il consorzio ha compiti di tutela e valorizzazione, non si occupa di commercializzazione.
«Dopo gli incrementi dei costi di produzione che abbiamo registrato sino allo scorso novembre - spiega il direttore del consorzio Gerardo Centoducati - la situazione attualmente si è stabilizzata. Si è posta la necessità di rivedere i listini e questo è stato fatto anche dai nostri consorziati. Parliamo di un aumento di circa il 10% al consumatore finale ma consideriamo che la spesa media a famiglia per i legumi secchi è di 10 euro in un anno».
«Tutto considerato, nel carrello della spesa si tratta di una differenza sostenibile - aggiunge - ecco perché non vedo la necessità di ricorrere a prodotti esteri che sono a basso prezzo e di qualità a volte discutibile. Gli incrementi sono stati generalizzati, a cominciare dalle quotazioni internazionali della materia prima che inevitabilmente hanno avuto riflessi sul prezzo anche sul prodotto italiano. Aggiungiamo i trasporti su terra, carta e cartone e quindi confezionamento, l’energia per le lavorazioni».
Quanto alle prospettive, per la lenticchia Igp sono sempre incoraggianti. «Siamo in un periodo di semine e stimiamo - anticipa - superfici per circa duemila ettari. Ogni anno la richiesta della nostra lenticchia cresce e questo consente anche ai nostri agricoltori di avere quel margine in più che ha reso importanti in termini quantitativi i volumi produttivi, con una buona percentuale del fabbisogno nazionale».