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Dal Sud ancora si fugge: lo spopolamento è inesorabile

 
Carmela Formicola

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Carmela Formicola

Dal Sud ancora si fugge: lo spopolamento è inesorabile

In 10 anni mezzo milione di persone in meno, è l’ultimo rapporto Istat

Venerdì 10 Febbraio 2023, 09:48

Sud addio. Mezzo milione di persone in 10 anni ha abbandonato i territori di Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. La fotografia dell’Istat è impietosa: dal 2012 al 2021 il Sud ha perso 525mila residenti.

L’istituto di statistica non si sofferma sulle cause di questa desertificazione (che d’altronde la sociologia ci ha nel tempo ampiamente spiegato, dalla povertà alla mancanza di occasioni) ma il rapporto «Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente - anno 2021» contiene in ogni caso una potente fotografia dell’Italia contemporanea, del suo Sud e del sud del mondo.

Nel 2021 la mobilità interna è cresciuta del 6,7% sull’anno precedente (un milione 423mila trasferimenti). In aumento anche le immigrazioni (oltre 318mila; +28,6%) mentre diminuiscono le emigrazioni (poco più di 158mila; -1% sul 2020) soprattutto dei cittadini italiani (94mila; -22%).

I dati provvisori riferiti al periodo gennaio-ottobre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, evidenziano un ulteriore moderato incremento dei flussi migratori interni (+4%) e dall’estero (+13%) e una forte riduzione dei flussi in uscita dal Paese (-20%).

Nel decennio 2012-2021 sono stati circa 1 milione e 138mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro-nord e circa 613mila quelli sulla rotta inversa. Il bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto in una perdita netta di 525mila residenti per il Mezzogiorno. Nel 2021 ammontano a circa 112mila i trasferimenti dai comuni meridionali verso quelli settentrionali, in lieve aumento (+3%) rispetto al 2020.

La regione del Sud da cui si parte di più, come già detto, è la Campania (30% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (23%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigrati più elevato si ha in Calabria (circa otto residenti per 1.000). La regione verso cui si dirigono prevalentemente questi flussi è, in termini assoluti, la Lombardia (28%) ma, in termini relativi, l’Emilia-Romagna è quella che li attrae di più (quattro trasferimenti dal Mezzogiorno per 1.000 residenti).

La provincia del Mezzogiorno da cui si registrano più partenze verso il Centronord è Napoli in termini assoluti (17mila partenze), mentre Crotone ha il tasso di emigrati più elevato: 11 residenti su 1.000 che si spostano al Centro-nord.

Nel 2021 si sono poi registrate 244mila iscrizioni anagrafiche dall’estero di cittadini stranieri (+27% rispetto al 2020). Tra i paesi europei l’Albania è il secondo paese di origine dei flussi di immigrazione con oltre 22mila iscrizioni (+28,4% rispetto al 2020), seguita dall’Ucraina (9mila, +68,6%). ornano a essere consistenti i flussi di provenienza africana, in particolare quelli dal Marocco (oltre 15mila, pari a +23%, rispetto al 2020). Per quanto riguarda l’Asia, sono quasi raddoppiati i flussi dal Bangladesh (15mila, +87%); numerosi anche gli immigrati provenienti da Pakistan (14mila, +48%) e India (11mila, +56%).

Venendo agli italiani che ritornano in Patria, il rapporto Istat rileva che nel 2021 ci sono stati 75mila rimpatri, in aumento del 34% rispetto al 2020. Il 27% provengono da Regno Unito e Germania. Nel 2021 oltre la metà degli espatri ha origine nelle regioni nel Nord Italia: in particolare partono dal Nord-ovest del Paese circa 29mila italiani (30,6% degli espatri) e dal Nord-est oltre 21mila (22,5%). Nel decennio 2012-2021 è espatriato dall’Italia oltre 1 milione di residenti, di cui circa un quarto in possesso della laurea.

Ma l’Istat aveva già indagato il fenomeno in termini complessivi. Lo spopolamento non riguarda solo il Mezzogiorno ma l’Italia intera: nel 2070 saremo circa 48 milioni, 11 milioni in meno di oggi. Il quasi 20 per cento di riduzione della popolazione sarebbe proprio il risultato di un Mezzogiorno che inesorabilmente si spopola.

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