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Soumahoro: Usb, lavoratori in Lega Braccianti rimasti scottati

 
Redazione online

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Irregolarità in coop famiglia Soumahoro, i pm indagano

I lavoratori che inizialmente fuoriuscirono dall’Usb nel 2020 per aderire alla Lega Braccianti di Soumahoro «tornarono» nell’Unione sindacale di base perché «scottati da una gestione economica come quella che sta emergendo dalle indagini e dalle denunce degli stessi»

Venerdì 25 Novembre 2022, 17:18

I lavoratori che inizialmente fuoriuscirono dall’Usb nel 2020 per aderire alla Lega Braccianti di Soumahoro «tornarono» nell’Unione sindacale di base perché «scottati da una gestione economica come quella che sta emergendo dalle indagini e dalle denunce degli stessi». E' quanto evidenzia l’Usb in una nota in cui ripercorre i rapporti del sindacato con il deputato Aboubakar Soumahoro, al centro delle polemiche per le inchieste in cui sono coinvolte la moglie e la suocera in relazione alla gestione di alcune cooperative di migranti.
Secondo quanto precisa il sindacato, Soumahoro ha lavorato con l’Usb dal 2007 al 2020 ma nel 2018, dopo «le prime apparizioni sui media, ha mostrato una evidente insofferenza ad una relazione d’organizzazione, piegando le iniziative sindacali alla propria necessità di emergere piuttosto che alla concreta risoluzione dei problemi». «La costruzione della Lega Braccianti - prosegue l’Usb - non un sindacato ma un’associazione, avviene a marzo 2020 a nostra insaputa» e «produce una spaccatura tra i braccianti del Foggiano, tra quelli che scelsero di rimanere in Usb e quanti decisero inizialmente di seguire Abou».
Con l’iniziale esposizione mediatica di Soumahoro - prosegue l'Usb - «è iniziata la sua vita pubblica con presenze televisive, inviti a convegni, produzione di un libro, in cui l'Usb usciva definitivamente dal suo orizzonte, divenuto a quel punto del tutto individuale: la rottura definitiva è arrivata dopo un ennesimo tentativo dell’Esecutivo di costringerlo ad un confronto, risultato però del tutto infruttuoso».
«Abou - ricorda l’Usb - ha lavorato con noi dal 2007 e formalmente fino al 2020» e si occupava di diritti dei lavoratori, con azioni che inizialmente «erano frutto di scelte collettive e condivise».

Aggressioni verbali, spintoni e calci. Così venivano trattati i sindacalisti che osavano entrare nel Gran Ghetto di San Severo (Foggia) per assistere i migranti nel percorso di 'prima accoglienzà. Autori delle violenze alcuni braccianti ritenuti vicini all’Usb, sigla sindacale dalla quale è nata nel maggio 2020 la Lega Braccianti fondata dal neo deputato Aboubakar Soumahoro.
«In quel ghetto si entrava a fatica», racconta il segretario provinciale della Cgil Foggia, Daniele Iacovelli, parlando delle recenti vicende sullo sfruttamento dei braccianti in varie parti d’Italia e, soprattutto, dell’aggressione subita nell’estate del 2020 all’interno del «Gran Ghetto» (Torretta Antonacci) che si trova nelle campagne del Foggiano. «Riscontrammo - aggiunge - che non erano gradite intromissioni». «Ottenemmo dalla Regione Puglia - spiega - la gestione di uno dei container presenti nell’insediamento spontaneo. Lì avremmo dovuto offrire ai braccianti una sorta di 'prima accoglienzà indirizzandoli per l'ottenimento del permesso di soggiorno o di qualsiasi altro documento». Con la Cgil di Foggia era presente anche l'associazione BaoBab che avrebbe avviato percorsi di alfabetizzazione e di lingua italiana. «Ci aggredirono in maniera violenta. Ci minacciarono, ci dissero che dovevamo andare via e ci tolsero addirittura le chiavi del container». Per questa aggressione Iacovelli presentò una denuncia in Procura a carico di tre braccianti dell’Usb. «Nel luglio 2020, quando avviammo le lezioni di italiano, per un lungo periodo venimmo scortati dalla polizia - aggiunge Domenico La Marca, presidente di Baobab -. Erano una decina i migranti facinorosi che ci impedivano di svolgere le lezioni».

«E' almeno dal 2020 che il gruppo di Aboubakar Soumahoro ha 'monopolizzato' come sindacato» il Gran Ghetto di San Severo e "ancora oggi che quelle stesse persone hanno prese lo distanze dalle iniziative di Aboubakar per dissidi legati a un crowfounding di circa 250mila euro, nel ghetto resta una situazione di monopolio e gli altri sindacalisti continuano a non essere i benvenuti», sottolinea ancora Iacovelli.
L’altro episodio di violenza è avvenuto ai danni di Mohammed Elmajdi, presidente dell’associazione Anolf della Cisl Foggia. "Con la nostra associazione - afferma - abbiamo vinto un bando della Regione Puglia per la gestione di un container per accoglienza, vigilanza e assistenza pratiche per permesso di soggiorno a Torretta Antonacci». «Il 5 agosto scorso - ripercorre - sono stato aggredito verbalmente da una decina di migranti riconducibili all’Usb; sono ritornato l’11 agosto e, in questo caso, gli stessi braccianti mi hanno circondato ed aggredito fisicamente. Ho riportato ferite giudicate guaribili in sette giorni». Anche Elmajdi ha sporto denuncia.
Sulle aggressioni interviene anche Antonio Di Gemma, segretario provinciale Usb Foggia, che esclude che vi siano «lotte interne tra l’Usb e la Lega Braccianti». «Gli episodi di violenza - conclude - sono legati unicamente alla gestione del Gran Ghetto. I braccianti dell’Usb hanno istituito una loro associazione e chiedono alla Regione Puglia di indire un bando per la gestione dell’insediamento al quale vogliono partecipare».

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