BARI - «Il risultato dell’autonomia differenziata sarà la scomparsa della sanità pubblica. I medici andranno tutti a lavorare dal governatore Zaia, che potrà aumentarci gli stipendi, e i cittadini del Sud dovranno accontentarsi di cure di serie B». Non usa giri di parole Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Fnomceo (la Federazione nazionale degli ordini), che immagina una soluzione esattamente opposta alla devoluzione di competenze. «Chi ha i soldi, o magari ha una assicurazione, potrà scegliere dove andre a curarsi. Tutti gli altri dovranno accontentarsi di ciò che possono avere gratis. La realtà è che oggi il sistema sanitario costa troppo per come è organizzato, e non è possibile continuare a risparmiare tagliando sul personale».
Quindi cosa propone?
«Le Regioni spendono troppo rispetto a quanto si potrebbe risparmiare con una organizzazione centralizzata: costi amministrativi, appalti, forniture. L’accentramento, e l’utilizzo dell’informatica, ridurrebbe il peso dei servizi. E il risparmio andrebbe speso per sostenere i profesisonisti. Il lavoro nel sistema sanitario nazionale non è più attrattivo, per questo non solo i medici vanno nel privato ma scelgono direttamente l’estero. Abbiamo retribuzioni tra le più basse d’Europa, e ai giovani medici vengono proposti solo contratti a termine. Chi va in Spagna, a parità di mansioni con l’Italia, arriva a prendere 70mila euro l’anno in più».
E con l’autonomia i medici italiani che faranno?
«Le Regioni del Nord avranno più risorse, e poiché avranno libertà assoluta anche sui professionisti, aumenteranno gli stipendi e i nostri andranno dove il mercato crea maggiori guadagni. Questa prospettiva determinerà un ulteriore aumento delle disuguaglianze»...