Sabato 06 Settembre 2025 | 20:37

Sul federalismo rafforzato c’è il «no» del pianeta cultura

 
Maria Grazia Rongo

Reporter:

Maria Grazia Rongo

Nicola Lagioia e la «Gazzetta»: «Raccontare il Sud, laboratorio di pensieri»

Il divario territoriale, l’insidia sul sistema scolastico: intellettuali preoccupati

Mercoledì 23 Novembre 2022, 14:09

BARI - La riforma dell’autonomia differenziata dei territori italiani è al centro del dibattito politico, e non solo. Coinvolgendo i settori più disparati: dalla salute al lavoro, dall’ambiente all’istruzione, ma anche, tra gli altri, beni culturali, ricerca scientifica, promozione e organizzazione di attività culturali. Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti del mondo culturale il loro pensiero sul tema.

Nicola Lagioia, scrittore barese, direttore del Salone del Libro di Torino, commenta: «Sembrerebbe che questa autonomia differenziata rischi di scavare un’ulteriore voragine fra sud e nord. Se dobbiamo dirla tutta però sono già diverse legislature che il meridione è uscito dall’agenda politica del Governo. Temo che questa non sia altro che la prosecuzione, con altri mezzi, di un disinteresse che avevo già visto emergere precedentemente. Insomma, non mi sembra che questa sia una soluzione confortante per nessun ambito figuriamoci per quello culturale, ma sono poco confortanti anche le cose che abbiamo visto negli anni scorsi».

L’ugola d’oro di Puglia, il cantante Al Bano, rivendica il fatto che «l’Italia è una sola e bisogna valorizzarla tutta senza distinzioni». E aggiunge: «Bisogna vigilare sul fatto che vengano stanziati soldi a sufficienza per la ricerca e qui da noi abbiamo tanti ricercatori bravissimi che hanno bisogno di sostegno. E poi occorre stare attenti che ci sia una giusta distribuzione del Pnrr». La scrittrice barese Gabriella Genisi, da pochi giorni in libreria con il suo nuovo romanzo che ha per protagonista Lolita Lobosco, «Lo scammaro avvelenato», sottolinea: «Premesso si tratta solo di una bozza e le posizioni delle regioni al riguardo non sono omogenee (l’Emilia Romagna per esempio, sostiene una forma di autonomia meno “spinta” rispetto al Veneto e alla Lombardia) il rischio forte è quello di un aumento delle diseguaglianze e degli squilibri già esistenti a livello territoriale, con un’ulteriore picconata ai principi costituzionali di solidarietà ed equità territoriale. Un rischio tanto più grave quando si parla di un bene pubblico come l’istruzione. Al di là di proposte folkloristiche già avanzate, come l’introduzione dello studio del dialetto veneto, la costituzione garantisce la medesima qualità di istruzione per ogni cittadino italiano a prescindere dalla regione in cui vive. L’autonomia differenziata in ambito scolastico significherebbe avere 20 sistemi di istruzione diversi e minori risorse per le regioni con minore gettito fiscale che sono proprio quelle più afflitte da problemi di dispersione e abbandono scolastico e scuole fatiscenti. Il rischio concreto è quello di aumentare le diseguaglianze fra regioni ricche e regioni povere in contrasto fra l’altro con la filosofia del Pnrr che mira a ridurre disuguaglianze squilibri territoriali».

Marcello Veneziani, giornalista e scrittore spiega: «Sono contrario all’autonomia in via di principio e anche sulla base dell’esperienza negativa delle regioni autonome a statuto speciale e poi dei più recenti, e sciagurati, trasferimenti di poteri e competenze alle regioni. A dir la verità da anni sostengo che sarebbero da abolire le regioni. Poi c’è la realtà, i compromessi necessari e capisco che nella politica corrente si debba trovare un modo per accordarsi e andare avanti».
«Autonomia differenziata ? No grazie - conclude Maria Laterza, della omonima libreria di famiglia a Bari - . Sarebbe un danno enorme non solo per le regioni meno ricche e per il Sud ma per tutta l’Italia. La proposta è irragionevole e risponde solo a radicati egoismi che politicamente pagano sempre. Da questo punto di vista colpisce la posizione dell’Emilia Romagna una regione che si è sviluppata dal punto di vista economico e sociale sui principi della solidarietà e della cooperazione. Ma ancor prima della crescita economica ci sono i diritti fondamentali dei cittadini italiani che vanno promossi e garantiti in modo uguale a prescindere dalla parte dell’Italia in cui si nasce e si vive. Quanto abbiamo discusso ad esempio sul tema degli indici di lettura che, nonostante gli sforzi individuali e collettivi, non riescono al Sud a evolvere positivamente. In questo caso occorre fare una scelta di campo precisa e indirizzare principalmente se non esclusivamente al Meridione le risorse stanziate a livello nazionale per la promozione della lettura. Una scelta molto diversa rispetto a quanto sostengono i fautori dell’autonomia differenziata ma l’unica adatta a garantire che i diritti dei cittadini siano ugualmente tutelati come stabilisce la nostra Costituzione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)