Non ha raccolto le firme e quindi il suo simbolo, «Oltre il sistema», non sarà sulle schede. Ma Luca Palamara, che oggi sarà sul palco della Piazza con Matteo Salvini ed Ettore Rosato, promette di non mollare: l’ex magistrato romano, ex componente del Csm, più giovane presidente nella storia dell’Anm e finora unico ad esserne espulso, dopo i due libri che hanno raccontato i retroscena delle correnti e della magistratura ha scelto la politica. Partendo dalla giustizia: «Io racconto i fatti e le vicende da me direttamente vissuti. Le storie del sistema hanno tutte le stesse caratteristiche. E quello che sta emergendo conferma appieno la validità del mio racconto. C’è’ materia per scrivere un terzo, un quarto, un quinto libro».
Adesso per chi voterà Luca Palamara?
«L’associazione “Oltre il sistema” sosterrà quei candidati che a prescindere dalle appartenenze politiche sapranno battersi per squarciare il velo di ipocrisia che ha caratterizzato il racconto sulla correntocrazia e sulle lobby, e che intenderanno riformare senza infingimenti il mondo della giustizia ma non solo. Penso alla sanità e alla economia».
Aveva annunciato una candidatura mirata a riformare la giustizia con una agenda in 10 punti. Che ne sarà di quel programma?
«In giro per l’Italia continuerà quotidianamente il contatto con quei tanti cittadini che già si stanno iscrivendo all’associazione “Oltre il sistema” e che vogliono comprendere i meccanismi interni e le logiche clientelari del mondo della politica e delle istituzioni».
Berlusconi ha ritirato fuori l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione che fa storcere il naso all’Anm…
«Quello della inappellabilità delle sentenza di assoluzione è un principio di civiltà giuridica che serve anche a spezzare il corto circuito mediatico-giudiziario, e che pretende di portare la magistratura sul terreno della contrapposizione politica, idea dalla quale questo Paese si deve liberare. Altrimenti sarà impossibile ripristinare l’autorevolezza della magistratura. La moglie di Cesare non deve solo essere onesta, ma deve apparire tale».
Sulla giustizia chi ha fatto peggio in questi anni, secondo lei?
«Difficile stilare delle classifiche. Ma di certo raggiungere i livelli del ministro Bonafede penso sia impossibile».
In Puglia in due anni sette magistrati sono stati arrestati con accuse di corruzione. Come spiega le differenze di trattamento tra magistrati radiati mentre sono sotto indagine e altri che restano nell’ordine giudiziario nonostante condanne definitive?
«A breve finirà la consiliatura del Csm. Il mio impegno, insieme a tanti altri magistrati ma soprattutto cittadini comuni, sarà comprendere come e perché le chat ed i procedimenti di disciplinari siano stati utilizzati per colpire il nemico di turno ma soprattutto per comprendere come sia stato possibile che componenti del Csm presenti nelle mie chat abbiano poi giudicato altri colleghi. Per loro finisce la consiliatura. Per noi inizia la ricerca della verità. Per questo sarebbe importante che il prossimo Parlamento istituisse una commissione d’inchiesta per fare luce su tutto quanto è accaduto».
Ma i magistrati in politica? La Puglia è governata da un ex pm, Michele Emiliano. Che opinione ne ha?
«Al netto del giudizio politico su Emiliano, la vicenda disciplinare che lo ha riguardato fa permanere intatte tutte le problematiche dei rapporti tra politica e magistratura, soprattutto quando gli enti locali vengono guidati da magistrati che hanno svolto funzioni in quello stesso distretto».